sabato 24 novembre 2012

.. E li chiamano 'mattoni'...



I "mattoni" sono quei libri che, poveracci, sono sempre stati denigrati come noiosissimi, che i professori c’hanno magari obbligato a leggere, e che creano sbadigli al solo nominarli. Questo *post nasce per questa nobile causa: riscattarli! Per capire che c’è ben poco da sbadigliare.



Il Re dei Mattoni:
I promessi sposi di Alessandro Manzoni.
Cattolico barboso l’autore, insopportabile morigerata Lucia, giovane insignificante Renzo. Ricordo questi di commenti in classe, al liceo (espressi con linguaggio meno moderato, magari). L’estate scorsa ho ripreso in mano il libro, per scoprire se fosse vero, come avevo sentito da persone fidate, che fosse un capolavoro. Lo è.
Innanzitutto
:
per quanto riguarda il cattolicesimo di Manzoni, nel libro si vede piuttosto come la fede prenda il volto di chi la veste. Per fare un esempio: Lucia è incrollabile (o quasi, e Manzoni il dubbio ogni tanto lo avanza) nel seguire i precetti, la madre Agnese lo è molto meno, e li usa a proprio comodo quei precetti.
Poi, un motivo per cui, col senno di poi, mi ringrazio da sola per averlo riletto è questo: raramente ho trovato una riproduzione tanto precisa della psicologia comune. Sia dell’uomo come singolo (che combatte tra la ragione e il “guazzabuglio del cuore umano”), sia dell’uomo che diventa folla e alimenta e crede a voci infondate.
In più: quando i personaggi si muovono e parlano, lo fanno come ci muoviamo e parliamo noi realmente. Nessun fantoccio, i personaggi sono persone che prima o poi incontriamo o che ogni tanto siamo.
Infine, non sto scherzando, ci sono momenti non poco divertenti. Spesso ne è Renzo il protagonista, Renzo che non raramente appare come un povero sempliciotto (mi viene in mente un’altra parola, ma non posso scriverla qui).
Si va dalla sbornia in taverna, a un singolare episodio finale. Quando gli abitanti del paese, che hanno tanto sentito parlare di Lucia e dei patimenti di Renzo per lei, e per questo se l’aspettano di una bellezza rara, si ritrovano davanti non dico una racchia, ma qualcosa di simile, fanno sapere al giovane, senza tanto tatto, la loro impressione al riguardo.
Renzo difenderà la sua amata con ogni lode, ci sarebbe d’aspettarsi… La sua risposta è invece più o meno questa: “E chi v’ha mai detto che fosse bella? Io v’ho sempre e solo detto che era una brava ragazza”.
 
***
 
 Questo può essere considerato “mattone” in senso letterale. A prenderlo in un unico volume cartaceo, ci si dovrebbe far aiutare a reggerlo dopo un quarto d’ora di lettura. Per questo il più delle volte lo si trova diviso in volumi.
A torto, nel caso dei Fratelli Karamazov, così come di qualsiasi libro di Dostoevskij, che non è pesante, non è noioso, due definizioni che si equivalgono, nel significato, app
licato a un libro, del termine “mattone”.
Com’è Dostoevskij allora? Ad esempio:
- è “interno”: non nel senso che c’è un Dostoevskij in ognuno di noi, bensì nel senso che la sua caratteristica principale è stata quella di voler provare a entrare nella mente e nei corpi delle persone, vedere cosa succede quando si smuovono certi sensi o certi pensieri;
- è dinamico: toccare un terreno come quello dell’interiorità umana, intendendo con questa la psiche, o lo spirito, o la parte sensitiva, non può che portarci in un contesto vivace, movimentato, frenetico, dove l’ultima cosa che si rischia di fare è annoiarsi.
Personaggi come quelli creati da Dostoevskij ce ne sono pochi. Freud stesse pare gli debba parecchio, la psiche non l’ha di certo inventata lui.
Insomma, in breve, io del russo posso dir questo: se volete per un po’ trovarvi a faccia a faccia con ciò che di voi stessi meno accettate e meno dite, o con ciò che di voi stessi meno potreste accettare e potreste dire, leggete Dostoevskij.
 
***
 
Solitamente i russi sembrano soltanto un popolo freddo. Se si pensa ai russi dell’Ottocento, si crede siano anche un popolo arretrato, una manica di pastori e contadini governati dallo zar. Poi, magari, un giorno prendi in mano uno di quei tomi da 800/1000 pagine scritti, ad esempio, da Tolstoj, e capisci che c’è molto di più.
Prendiamo Anna Karenina. Tutti conosciamo il suo nome, ma alzi la mano
chi ha letto tutto il romanzo. O meglio, chi ha mai avuto il coraggio di affrontarlo. Magari hai detto: “Facciamo un’altra volta”, “Adesso non ho tempo”, “Pesa troppo per leggerlo mentre vado a lavorare”. La mia risposta è: Non sai cosa ti stai perdendo.
Anna Karenina è un mondo completo dentro un romanzo, è la storia di una donna divisa tra l’amore per il figlio e un nuovo uomo, con tutti i risvolti di scandalo che questo comportava all’interno dell’alta borghesia russa. In più c’è la fede, in più c’è la gelosia, in più c’è la contrapposizione tra città e campagna. Insomma, quando dico che si tratta di un mondo, non sto esagerando.
Con la consueta lungimiranza della critica letteraria, il libro era stato definito “un romanzo frivolo dell’alta società“. Certe abitudini bisogna dire che non si perdono mai, e a volte come diceva qualcuno è meglio leggere i libri che vengono stroncati dalla critica, piuttosto che quelli che ne vengono esaltati.
E poi, diciamocelo, Anna Karenina assomiglia tanto alle storie che troviamo nei giornali scandalistici, anche se ambientato nell’Ottocento. Con in più la possibilità di non doversi giustificare nella lettura come invece avviene con Novella 2000. E facendo anche una bellissima figura in società.
 

Tanti Auguri a.. CARLO COLLODI ***




Il 24 novembre 1826 a Firenze nasce Carlo Collodi, all'anagrafe Carlo Lorenzini, scrittore e giornalista italiano. È divenuto celebre come autore del romanzo 
'Le avventure di Pinocchio'.
 Storia di un burattino, più noto come Pinocchio.

*** 
Opere:
Gli amici di casa. Dramma in due atti, Firenze, Riva, 1856; Firenze, Romei, 1862.
Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica, Firenze, Mariani, 1856.
I misteri di Firenze. Scene sociali, Firenze, Fioretti, 1857.
Il sig. Albèri ha ragione! (Dialogo apologetico), Firenze, Cellini, 1859.
La manifattura delle porcellane di Doccia. Cenni illustrativi, Firenze, Grazzini, Giannini e C., 1861.
Gli estremi si toccano, in "Il Lampione", 1861.
La coscienza e l'impiego, 1867 (?).
Antonietta Buontalenti, 1867-1871 (?).
L'onore del marito, 1870.
I racconti delle fate. Voltati in italiano, Firenze, Paggi, 1876.
Giannettino. Libro per i ragazzi, Firenze, Paggi, 1877.
Minuzzolo. Secondo libro di lettura (seguito al Giannettino), Firenze, Paggi, 1878.
Macchiette, Milano, Brignola, 1880.
Occhi e nasi. (ricordi dal vero), Firenze, Paggi 1881.
La grammatica di Giannettino per le scuole elementari, Firenze, Paggi 1883.
Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, Firenze, Paggi 1883; 1886; 1887; 1888; Firenze, Bemporad, 1890.
Il regalo del Capo d'Anno, Torino, Paravia, 1884.
L'abbaco di Giannettino. Per le scuole elementari, Firenze, Paggi, 1884.
Libro di Lezioni per la seconda classe elementare, secondo gli ultimi programmi, Firenze, Paggi, 1885.
Un'antipatia. Poesia e prosa, Roma, Perino, 1885.
La geografia di Giannettino. Adottata nelle scuole comunali di Firenze, Firenze, Paggi, 1886.
Il viaggio per l'Italia di Giannettino, 3 voll., Firenze, Paggi, 1880-1886.

I, L'Italia superiore, Firenze, Paggi, 1880.

II, L'Italia centrale, Firenze, Paggi, 1883.
III, L'Italia meridionale, Firenze, Paggi, 1886.

Storie allegre. Libro per i ragazzi, Firenze, Paggi, 1887.

Libro di Lezioni per la terza classe elementare secondo gli ultimi programmi, Firenze, Paggi, 1889.
La lanterna magica di Giannettino. Libro per i giovanetti, Firenze, Bemporad, 1890.

Altre opere di Carlo Lorenzini, pubblicate postume:

Divagazioni critico-umoristiche, raccolte e ordinate da Giuseppe Rigutini, Firenze, Bemporad, 1892.
Note gaie, raccolte e ordinate da Giuseppe Rigutini, Firenze, Bemporad, 1892.
Bettino Ricasoli, Camillo Cavour, Luigi Carlo Farini, Daniele Manin. Biografie del Risorgimento pubblicate in occasione delle onoranze fiorentine a Carlo Lorenzini, Firenze, Marzocco, 1941.
I ragazzi grandi. Bozzetti e studi dal vero, a cura di Daniela Marcheschi; con una nota di Carlo Alberto Madrignani, Palermo, Sellerio, 1989.
Cronache dall'Ottocento, a cura di Daniela Marcheschi, Pisa, ETS, 1990. [Raccolta di articoli giornalistici, prima mai ristampati, pubblicati da Carlo Collodi (sotto vari pseudonimi) nei giornali umoristici del tempo.
Opere, Milano, A. Mondadori, 1995

- Muore a Firenze il 26 ottobre 1890
 

Profumo di.. Libri?



Torniamo a parlare di uno degli argomenti più controversi dell’editoria mondiale: 

il profumo della carta.
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A darci il destro è una recente trovata dello stilista Karl Lagerfeld (il bell’ometto qui nella foto) che, ispirato dalla sensualità di qualche bel tomo profumato, ha deciso di produrre Paper Passion, una fragranza che riproduce l’odore della carta per soli € 98. Un bel risparmio, non c’è che dire.

Altri ci avevano provato prima di lui, ad esempio Smell of books, che aveva lanciato anche un imperdibile aroma alla pancetta abbrustolita, credo più adatto ai libri di cucina che all’ultimo romanzo di Giorgio Faletti. Ma il vostro libraio non si ferma qui e vuole dare agli aspiranti stilisti qualche suggerimento per sviluppare dei profumi consoni ad alcuni libri:

 - Eau de Divine: ideale da spruzzare nell’aria se state leggendo La Divina Commedia, disponibile in 3 profumazioni: Inferno spanderà quel misto di zolfo e profumo di caprone che ben si adatta ai gironi infernali, Purgatorio rilascerà un gradevole e innocuo profumo di borotalco, e infine Paradiso vi rapirà con il suo inconfondibile odore di incenso e santità;

- I fought the law: irresistibile per tutti i legal thriller, un aroma profondo e intenso di faldoni lasciati ad ammuffire in tribunale;

Baguette: ottimo per tutti i libri di Fabio Volo, che non manca mai di rimembrare il suo passato di panettiere. Odore di michette appena sfornate e pane di Altamura fatto a Brescia.

"Guarda cosa scrivo..."






Ernest Hemingway: “La vita dello scrittore è, nel migliore dei casi, una vita solitaria (…) Più aumenta il suo pubblico, più egli perde la sua solitudine, e così spesso il suo lavoro si deteriora” (dal discorso scritto per il Premio Nobel ricevuto nel 1954)











Mi è capitato più volte di leggere biografie di autori, o interviste agli stessi, in cui veniva esaltato l’atto dello scrivere come un atto assolutamente individuale e solitario, durante il quale l’uomo-scrittore fa i conti e a botte con se stesso. Più o meno violento (a livello interiore, s’intende) che fosse, rimaneva questo di certo: che dovesse essere un momento di solitudine.

Stamattina mi sono imbattuta in una notizia che spazza via quest’idea.
Silvia Hartmann, un’autrice inglese di romanzi fantasy, per i quali si firma con lo pseudonimo Nick StarFields, ha preso una decisione prima di mettersi a tavolino a scrivere il suo ultimo libro: condividere tutto, tramite Google Docs.
Chiunque, da qualunque parte del mondo, voglia dare un’occhiata a come procede la stesura del romanzo, può farlo, può assistere in diretta alla battitura delle lettere sulla tastiera del computer di casa Hartmann.
Non solo: si possono anche lasciare commenti e suggerimenti su personaggi e trama.
“La scrittrice nuda”, come si fa chiamare Silvia Hartmann, promette di prendere tutto in considerazione.
Se avete voglia di dirci come vedete voi l’atto della scrittura, i commenti sono, come sempre, i benvenuti!