martedì 30 luglio 2013

Allora non ci capiamo proprio...

Qualche volta, a pranzo, vado in un ristorante qui vicino:
L’ho fatto anche giovedì scorso. E si è riproposto un episodio già sperimentato: sono stata servita dal cameriere più incomprensibile del triveneto. Una volta gli ho domandato delucidazioni su un antipasto, e in pratica le sto ancora aspettando. L'ultima volta, a fine pranzo, si è avvicinato e ha detto: “‘O surdato ‘nnammurato.
O meglio questo è quello che ho capito. Lui non è napoletano (dovrebbe essere straniero, ma non ne sono ancora sicura) e io non ho compreso. Dovrebbe avermi chiesto se volessi il caffè in realtà, perché dopo il mio annuire sorridente è arrivato con una tazzina in mano.
Oggi parliamo di incomprensioni.
 


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Si tace o si mente
Richard Ford la pensa come me sulla presunta incomunicabilità tra Donne e uomini: “credo che a livello emotivo ciò che vale per l’uomo valga anche per la donna”. Questo significa che se d’incomprensione si deve parlare, se ne deve parlare per certe nostre caratteristiche umane più che di genere. E da dove vengono? Da un vizietto che c’accomuna, quello di metterci al centro e non fare il semplice salto per finire nella testa dell’altro. Tre belle storie per dirlo.

Una delle questioni che gli scrittori si pongono dall’alba dei tempi: la distanza inevitabile tra realtà e parole. In Un pezzo di uomo è su più piani: un’anziana è chiamata da uno scrittore a registrare il racconto della propria vita. Poi lui lo scriverà. Però a sentire lei “tutto ciò che ho detto è stato distorto”. Ma la vecchia Salme, che ha un marito muto che riacquista la parola per un attimo solo per pronunciare una frase che contiene il titolo del libro, qualcosa tace.


Dall’omissione alla menzogna. Un semplice interludio gioca con quella di una donna, che sposa un uomo, poi ne sposa un altro, mente, si ficca in una tragicommedia degli equivoci niente male, decide di confessare al secondo sposo il tutto, e qui Thomas Hardy, che ci sa fare, dà la stoccata da maestro nello stravolgere le convenzioni e far entrare a gamba tesa il destino beffardo nella vita di questa persa signora incastrata.
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Ci fregano le parole
Massimo Maugeri ha notato un paradosso: viviamo in un’epoca in cui i mezzi per esprimersi sono intensificati al massimo, ma riusciamo nel comunicare noi stessi alla fine di tutto? O si tende a creare una specie di sé sdoppiato? Viaggio all’alba del millennio parte anche da questa domanda, e si dà risposte diverse, con racconti diversi, che hanno toni diversi e diversi metodi di comunicazione: dal telefono alla chat erotica, dal dialogo alla lettera scritta a mano.
Infine, un genio che lasciava impronta di sé ovunque si applicasse, e che conosceva la lingua italiana meglio di se stesso: Achille Campanile. Manuale di conversazione, che è una raccolta di racconti, lo dimostra, costruendo storie intere d’incomprensione su singole parole pronunciate in malo modo o usate in contesti errati. E ti sorprenderai accorgendoti di aver assistito non poche volte a storie così.


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mercoledì 24 luglio 2013

Classici dimenticati: Alexandre Dumas " L' AVVELENATRICE "





La Marchesa di Brinvilliers, protagonista di una delle storie meno note del famoso Alexandre Dumas, aveva tutte le qualità che una donna del suo secolo potesse desiderare. Di fattezze minute e di bellezza reale ma non criarda, era animata da un carattere fermo, tendente a sprazzi di ilare giovialità, in un insieme di luci e di ombre che poteva gioire di leggeri elementi di charme che uniti alle possibilità offerte dalla sua condizione nobile, facevano di lei una potenziale maliarda. E senza tradire tale aspettativa, la penna di Dumas le tesse intorno un destino da Conte di Montecristo in versione abbozzata, rendendole l’onore di possedere molteplici cavalier serventi come il misterioso Sainte-Croix, probabile figlio illegittimo di un grande signore, e di affascinare molti anche all’estremo limitare della sua infausta esistenza, che ha ispirato una serie intitolata “Crimes célèbres”, formata da romanzi consacrati proprio agli efferati assassini passati agli onori della cronaca e del quale il più noto racconto narra le vicende di una certa “Maschera di ferro”.
A ventott’anni, la marchesa di Brinvilliers era nel pieno della sua bellezza: di piccola statura, ma di forme perfette; col viso tondo incantevolmente leggiadro; dai tratti tanto più armoniosi in quanto mai alterati da alcuna sofferenza interiore, come quelli di una statua che per una qualche magia abbia momentaneamente preso vita, e ciascuno poteva prendere per il riflesso della serenità di un’anima pura quella fredda e crudele impassibilità, che non era altro che una maschera per coprire il rimorso.
Tra veleni e intrighi, prigioni e amori, confessori e confessioni, incontri e catture nelle strade parigine dai nomi incantati come il Quai de l’Horloge, va in scena un classico, ma di quelli generalmente dimenticati dalla “retta via” della storia della letteratura…

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Vecchi e Nuovi... Titoli che non passano Mai di moda e Autori davvero promettenti..




 Bacacay
di Witold Gombrowicz 
Partiamo dal titolo che a nessuno dirà molto. Ed effettivamente… Bacacay è semplicemente il nome della strada di Buenos Aires in cui l’autore visse. Perché la scelse a intitolare il suo esordio letterario? “Per lo stesso motivo per cui una persona dà un nome ai suoi cani – per distinguerli tra loro”. Ma di che parla allora questa bella raccolta di racconti? A questo punto c’è da dire chi sia Gombrowicz, per chi non lo sapesse: era uno scrittore polacco, uno scrittore geniale, dinamico, divertente, con una certa tendenza a captare, prima in sé e poi sulla pagina, i nostri meccanismi psicologici e i modi a volte tragicomici con cui interagiamo tra noi. E, non posso tacere quest’altra caratteristica avendo per lei un certo debole, era assolutamente bravo nella satira e nel mostrare quel qualcosa di paradossale o assurdo che la vita reale non fa mai mancare.


 Carta carbone
di Julio Cortázar 
Uno dei miei scrittori preferiti di sempre. Se non lo conoscete dovete assolutamente farlo, soprattutto se vi piace (torniamo a nominarlo) l’assurdo “realistico” che era ad esempio di un altro maestro come Buzzati. 
E' arrivato poco fa questo Carta carbone, una raccolta di lettere “ad amici scrittori”, e visto il fascino che un uomo come Cortázar aveva stampato addosso, ci daranno materiale tanto valido quanto un ottimo pezzo di fiction. Ce ne sono un centinaio, di lettere, si spazia tra tutti i toni possibili, e si delinea mano a mano la sua vita e quella di ciò che lo circonda.


Classicone:
 La luna e i falò,
di  Cesare Pavese
 È stato l’ultimo romanzo di Pavese, è vero, ma il primo che io dell’autore ho conosciuto. Ed è vero anche che ci sono eventi terribili, in questo libro, ma in fondo tocca fare i conti pure con quelli. Abbiamo Anguilla, un figlio di nessuno che c’accompagna tra le terre del Piemonte e la sua gente, e viaggia, si sposta, si trasferisce, gira, ma niente, dopo un po’ sente il bisogno di tornare: “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. Ma anche e soprattutto “un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via.”



Sogno criminale,
 di James Hadley Chase 
Riconosciuto come uno dei più grandi scrittori di thriller di sempre, Chase costruì architetture di libri che ti intrappolano e ti trascinano ad andare avanti, fino alla fine, fino allo stravolgimento assolutamente incredibile che solitamente brandisce in chiusura del libro, quasi fosse un’arma per ri-stordire il lettore già stordito dall’ipnosi in cui è caduto per tutta la durata del romanzo. Questo è Chase, è Sogno criminale non fa eccezione.


Chiamate telefoniche,
 di Roberto Bolaño 
Altro fuoriclasse. Che c’è in questo libro? Ci sono un po’ tutti gli argomenti che Bolaño toccherà poi nei romanzi corpulenti come 2666: il caso, le relazioni umane, gli scrittori falliti o piuttosto eccentrici, la violenza, giusto per dirne solo alcuni. Chiamate telefoniche è perciò un ottimo modo per approcciarsi all’autore cileno, che l’approccio lo merita tutto.

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sabato 20 luglio 2013

Recensioni al volo: Gialli e altri generi non meglio identificati..


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Tito di Gormenghast, di Mervyn Peake:
 primo volume della trilogia di Gormenghast, dal nome dell’immenso castello in cui prende luogo. Tanto immenso che in pratica è una città. Questa è una trilogia che alcuni provano a incastrare nel fantasy, ma del tutto fantasy non è. Sfugge a una categorizzazione netta, e questo credo sia positivo. Tito è il protagonista, ma neanche tanto; perché in questa trilogia Peake ha cura di porci di fronte un bel po’ di personaggi e di riservare a tutti la stessa cura nel parlarne e farli agire. Bei personaggi, e bei temi pure: come quello del diritto di sentire e fare a discapito di ciò che gli altri si aspettano da te.
Una curiosità: l’autore fu anche illustratore di grossi classici.


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 È questo il modo in cui finisce il libro
questo l’ha scritto un editor che si mantiene anonimo e che ha avuto modo di toccare con mano le scelte sbagliate di certa editoria. Le racconta, parla della propria esperienza senza filtri, vuole far capire come mai lo stato dell’editoria italiana sia praticamente da moribondo. E per questo c’è bisogno di un corpo del tutto nuovo.
 
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La casa tonda,di  Louise Erdrich
questo è un giallo, ma non solo. Di nuovo l’incasellamento in un unico genere non è possibile. La Erdich ha una tendenza da scrittrice: occuparsi degli indiani, intendendo i nativi americani. Lo fa anche in questo suo ultimo romanzo. E lo fa attraverso un bambino di 13 anni, un delitto incredibile e la testimone di quel delitto, la vittima, che però è diventata come muta. Oltre a una storia gialla assai ben costruita, ne esce il quadro di una comunità con le sue tradizioni e le sue credenze, e il contesto in cui si è ritrovata a sopravvivere.

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Il cuore nero di Paris Trout, di Pete Dexter
me ne sono appena accorta che è arrivato, non posso non dirvelo. Romanzo nero, e non solo per il titolo, non solo perché nella piccola città in cui si svolge convivono bianchi e neri, non solo perché la ragazzina a cui si spara addosso è nera, non solo perché allora viene fuori un problema tra neri e bianchi, non solo perché di razzismo l’uomo bianco che ha sparato non si sarebbe mai potuto sospettare, ma è nero anche perché ha quest’effetto su chi legge: lo porta a chiedersi, per forza, di cosa sarebbe capace con la parte più nera di sé. Siamo così non razzisti come pensiamo di essere?



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giovedì 18 luglio 2013

Luglio, col bene che ti voglio... Altre cinque recensioni...

 
Che Luglio sia torrido... Tanto 'state freschi' con i consigli della Libraia..!!
 Ecco per voi 5 recensioni...
 
 

Il re 
di Evan Wright e Jon Roberts
Wright è un reporter e uno scrittore americano in patria ben noto, Jon Roberts era un mafioso morto meno di un paio di anni fa. Perché Wright ha scritto un libro su di lui? Perché, nato John Riccobono, fu testimone e attore attivo delle tappe che la mafia italoamericana toccò nel tempo, dal secondo ‘900. Il padre lo svezzò a soli 7 anni portandolo ad assistere al suo primo omicidio. Dice Evan Wright: “La maggior parte degli abitanti di Little Italy erano cittadini obbedienti alla legge, che non volevano avere nulla a che fare con la Mafia. I Riccobono no, non facevano parte di questo gruppo. Il padre di Jon e i suoi zii raccontavano una storia che era l’equivalente mafioso dello sbarco in America dei pellegrini del Mayflower: arrivarono a New York dalla Sicilia sulla stessa nave che aveva trasportato Lucky Luciano”.


Una cosa divertente che non farò mai più
di David Foster Wallace
 è estate ed è tempo di vacanze per molti. Se siete tra questi molti e avete voglia di un libro che abbia da presentarvi gente in vacanza come voi, ci siamo (ma ci siamo anche se resterete a casa). Perché Wallace, che è entrato da un po’ nel mio Olimpo personale di scrittori di cui è un inestimabile peccato fare a meno, racconta la propria esperienza su una nave da crociera di lusso, circondato da suoi compatrioti in relax e dal personale straniero della nave che ha il magico dono di anticipare quasi ogni tuo desiderio. È un libro divertente, intelligente, e di quella leggerezza di cui abbiamo parlato altre volte, quella, cioè, che non vuol dire superficialità, e che non implica che quel libro lì, non l’avessi letto, sarebbe stato lo stesso.


Hanging Man 
di Barnaby Martin:
 Ai Weiwei è un artista cinese. Fin qui tutto bene. Va meno bene quando, per il semplice fatto di aver detto cose che il governo non ha troppo gradito, viene imprigionato. Ci rimarrà 81 giorni. Che succede a questi artisti e intellettuali che in Cina hanno la temeraria idea di esporsi contro la linea governativa? Il giornalista Barnaby Martin, che ha vissuto diverso tempo là, ha incontrato Ai Weiwei e gli ha chiesto di raccontarlo. Si capisce così che, almeno nel caso di Ai Weiwei, non sono da denunciare maltrattamenti fisici, bensì psicologici. E si scoprono metodi surreali che guardie e funzionari applicano.


 Get the picture 
di  John G. Morris:
 l’autore è uno dei più celebri fotografi del mondo, ha immortalato eventi storici, e ce lo racconta, ci racconta la storia che ha portato a una data foto in un dato momento epocale. Ma ci racconta anche cosa ha significato fare il picture editor, cioè essere il responsabile dell’intera squadra di fotografi assunti da una rivista (e parliamo di riviste come il Washington Post e il New York Times). E poi ci racconta il business della notizia, e qui non si può fare a meno di parlare di censura. Ancora, ci racconta le sue più grandi amicizie, come quella con Robert Capa, altro grande fotografo, che morì con la macchina fotografica in mano.


Oberon l’avamposto tra i ghiacci 
di Paolo Aresi
primo romanzo in assoluto dell’autore di fantascienza italiano che risponde al nome di Paolo Aresi, che, dopo quest’esordio, ha confermato di saperci fare con altri romanzi e racconti. Nel 2004 si è beccato il Premio Urania per Oltre il pianeta del vento.
Con questo suo primo lavoro siamo su un satellite di Saturno e il Sistema Solare ha improvvisamente un pezzo in meno: la Terra.

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..E come sempre,
Buona Lettura!
 

martedì 16 luglio 2013

Recensioni... Di pettegolezzi, bellezze e dolcezze.. ♥



LE MIE AMICHE DICONO CHE...Gli indirizzi segreti delle milanesi

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Un prezioso divano liberty da sistemare, un'asola senza bottone proprio su quell'introvabile tailleur haute couture... ed è subito panico. Chi chiamare? Da chi andare? Di chi mi posso fidare ciecamente? Non c'è pubblicità o annuncio che ci possa convincere o rassicurare: quando teniamo davvero a qualcosa ci affidiamo sempre e solo al consiglio di chi ha provato, meglio se è un amico, ancor più se è fidato. Allora, perché non riunire tutti gli indirizzi utili ma ignoti ai più? No, non si tratta di un inventario di negozi che tutti ormai conoscono, piuttosto è una minuziosa raccolta di piccole realtà che risolvono quotidiane seccature. Indirizzi nascosti e quasi segreti che sfuggono anche a internet ma che ci sussurriamo a vicenda perché rari. Il signore che riassesta elettrodomestici armeggiando il martello alla stregua di una bacchetta magica; la sarta che come Re Mida recupera un prezioso abito, maldestramente deturpato, grazie al suo tocco d'oro. Insomma, persone di cui fidarsi perché testate personalmente e che non esiteremmo un attimo a consigliare al nostro miglior amico. Scovarle e condividerle diventa un modo per riscoprire il piacere del locale, nell'epoca in cui spopola il globale. Un libro utile da portare sempre con sé e, in più, un gesto che fa del bene. Tutti i narratori e i redattori speciali di questa guida hanno contribuito alla sua realizzazione e alla raccolta dei fondi che saranno devoluti alla fondazione umanitaria di Dominique Lapierre.



STORIA DELLA BELLEZZA
STORIA DELLA BRUTTEZZA
A cura di Umberto Eco


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La Bellezza non è mai stata, nel corso dei secoli, un valore assoluto e atemporale: sia la Bellezza fisica, che la Bellezza divina hanno assunto forme diverse: è stata armonica o dionisiaca, si è associata alla mostruosità nel Medioevo e all'armonia delle sfere celesti nel Rinascimento; ha assunto le forme del "non so che" nel periodo romantico per poi farsi artificio, scherzo, citazione in tutto il Novecento. Partendo da questo presupposto, Umberto Eco ha curato un percorso che non è una semplice storia dell'arte, né una storia dell'estetica, ma si avvale della storia dell'arte e della storia dell'estetica per ripercorrere la storia di un'intera cultura dal punto di vista iconografico e letterario-filosofico...

Storia della Bruttezza...Questo libro fa seguito al precedente "Storia della bellezza". Apparentemente bellezza e bruttezza sono concetti che si implicano l'uno con l'altro, e di solito s'intende la bruttezza come l'opposto della bellezza tanto che basterebbe definire la prima per sapere cosa sia l'altra. Ma le varie manifestazioni del brutto attraverso i secoli sono più ricche e imprevedibili di quanto comunemente si pensi. Ed ecco che sia i brani antologici che le straordinarie illustrazioni di questo libro ci fanno percorrere un itinerario sorprendente tra incubi, terrori e amori di quasi tremila anni, dove gli atti di ripulsa vanno di pari passo con toccanti moti di compassione, e al rifiuto della deformità si accompagnano estasi decadenti per le più seducenti violazioni di ogni canone classico. Tra demoni, folli, orribili nemici e presenze perturbanti, tra abissi rivoltanti e difformità che sfiorano il sublime, freaks e morti viventi, si scopre una vena iconografica vastissima e spesso insospettata. Così che, incontrando via via su queste pagine brutto di natura, brutto spirituale, asimmetria, disarmonia, sfiguramento, in un succedersi di meschino, debole, vile, banale, casuale, arbitrario, rozzo, ripugnante, goffo, orrendo, insulso, nauseante, criminoso, spettrale, satanico, repellente, sgradevole, grottesco, abominevole, odioso, indecente, immondo, spaventoso, abbietto, spiacevole e indecente, il primo editore straniero che ha visto quest'opere ha esclamato: "Come è bella la bruttezza".



(*I Macarons: simbolo della Maison Ladurée. La pasticceria cui si attrubuisce l’invenzione dei macaron parigini (due gusci di pasta di mandorle che uniti per la prima volta nel 1930 ). Ideati da Pierre Desfontaines, cugino dei Ladurée ...)

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 La pasticceria Ladurée è un’istituzione nel campo della pasticceria internazionale, ma rinomata a Parigi anche per la sua cucina, sofi sticata quanto i dolci che l’hanno resa famosa. Piccoli canapè da aperitivo o da thè delle cinque, antipasti lussuosi e piatti per un intero menù: splendidi da vedere e stupefacenti nel gusto. Sette capitoli, dal brunch alla cena di gala, per ricette semplicissime ma presentate come un’opera d’arte o piatti a base di delicatessen con cui stupire i propri ospiti. Profondamente francesi e con un tocco di nouvelle cusine, le ricette salate di Ladurée saranno la chiave per il ricevere domestico très-chic.

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 Questo libro è un vero gioiello, racchiuso come un pasticcino in una preziosa scatola regalo dai colori pastello che richiama quella dei famosissimi macaron. Un libro in formato pocket che narra la storia della rinomata pasticceria parigina fondata nel 1862 e ci svela le ricette che meglio la rappresentano, trascritte per il pubblico dal mastro pasticciere Philippe Andrieu – le stesse che si possono ammirare nelle vetrine di rue Royale. Prima fra tutte quella dei celebri macaroon emblema di Ladurée, ma anche le religieues, i Sant Honoré e altre piccole e grandi dolcezze. Rosa cipria, verde pastello e violetto sono l’emblema della Maison, dove colori e forme vengono ricercati tanto quanto il sapore e il profumo di ogni creazione – sprigionati come per magia dalle bellissime immagini di questo volume. Dolci irripetibili dalla forte personalità che portano il segno del savoir vivre francese di Ladurée, da replicare oggi anche a casa propria, per un piccolo viaggio alla scoperta dei piaceri gourmande.

Metafisica & Biscotti ...



“Interno metafisico con biscotti”
 di Sebastiano Vilella 
De Chirico a fumetti, la graphic novel dal sapore metafisico di Sebastiano Vilella

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 C’è una storia fatta di dipinti, di strane suggestioni spettrali vissute alla luce di un sole strano, che logora, svelando una realtà assurda, fatta di visioni straniate, di lunghe ombre e di architetture imponenti, e statiche, come scenari teatrali di un mondo nel quale la vita agonizza pacificamente infiacchita, conservando nel suo lento declinare una stilla d’orgoglio perduto.Questa vicenda, dai contorni costantemente trasfigurati, è quella che narra il fumetto, un vero e proprio romanzo grafico intitolato “Interno metafisico con biscotti”, di Sebastiano Vilella. Racconto degli anni 1910-18, cronaca in immagini le cui tavole sono esposte, fino al 29 settembre 2013, presso il Castello Aragonese di Otranto, in coincidenza con la mostra “Giorgio de Chirico. Mistero e poesia”.Ed è così che vicini e allo stesso tempo così lontani, i quadri richiamano il contesto che li produsse, una Parigi foriera di innumerevoli tensioni artistiche, città aperta e vitale, e allo stesso tempo le vignette fanno eco alle tele, riproducendo anch’esse, in un sottile gioco di continui rimandi, sogni ed incubi vissuti nei sottotetti di una capitale intrisa di creatività e brulicante di vita. Come Migliani, Sutine, Picasso e gli altri, ma un passo indietro, lontano dalla folla e dalle correnti, anche il giovane de Chirico si inebria delle atmosfere austere della città (siamo passati a Ferrara) trasferendole sulla tela.Ma queste speculazioni, che assomigliano spesso a deliri stimolati dalle fragili condizioni di salute dell’artista, contengono inquietanti premonizioni e portano ad una scia di morti e scomparse, che sembra misteriosamente iscritta proprio nei quadri. Ma cosa c’entra de Chirico, e da dove proviene questa sua capacità di vedere oltre che potrebbe renderlo particolarmente inviso e addirittura pericoloso? Tra Ferrara, Firenze e Parigi, alle soglie della Prima guerra mondiale, il giovane De Chirico vive i suoi anni di formazione con la madre e l’amato fratello Andrea, in arte Alberto Savinio, frequenta il poeta Apollinaire e il suo circolo, conosce i primi successi e le prime delusioni. Ma lo perseguita come un’ombra un ambiguo pseudo-detective, che vede nei suoi quadri i segni premonitori di delitti e fatti di sangue che poi puntualmente si verificano… 

“Ho voluto rendere un rispettoso omaggio – dice Vilella – alla figura e all’arte di De Chirico, con un racconto immaginario che vuole trasmettere il senso di mistero, di enigma assoluto che permea tutta la sua opera”. Un visionario romanzo a fumetti, una “vita d’artista” che si conclude con le parole dello stesso De Chirico: “Ci sono più misteri nell’ombra di un uomo che in tutte le religioni passate, presenti e future”.

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Recensioni 'Oscene' ..!!??


A San Francisco nel 1961 un uomo salì sul palco del Jazz Workshop e venne arrestato per oscenità. S’era macchiato di atti vergognosi, s’era calato le braghe o aveva fatto gesti impropri? No, aveva detto una parola. 
Una parola di dieci lettere, che secondo il poliziotto che l’arrestò era illegale dire in luogo pubblico. Ciò che indicava si poteva farlo nella propria camera da letto, ma dirlo, no, dirlo non si poteva proprio. Quell’uomo era Lenny Bruce, uno dei più grandi comedian che gli Stati Uniti abbiano visto. Un autore satirico di monologhi sulle ipocrisie di cui c’ammantiamo continuamente. Usare parole proibite in pubblico era un modo per smascherarlo, quel pubblico. Per dire: guardate che vi dite sconvolti per cose che c’appartengono umanamente e che umanamente facciamo. 
“L’oscenità è una manifestazione umana”. 
Pensateci un attimo e ditemi se i tabù che vi controllano non sono ridicoli.
Andiamo con 5 libri 'censurati per', 'tacciati di' o 'interessati all’oscenità'.



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Oscenità taciute
Qualche anno prima che Lenny Bruce venisse accompagnato a scendere dal palco, una casalinga americana scrisse Peyton Place. Apriti cielo: per lo humour e l’assenza di reticenza con cui mise nero su bianco gli intrecci amorosi e non solo delle famiglie per bene e felici che i suoi concittadini si sforzavano di impersonare alla perfezione. Ma questo fece di Peyton Place il primo best seller mondiale. Lo rimase per più di un anno e ad oggi è uno dei libri ad aver venduto di più in assoluto.

James Jones non parlò con franchezza della comune vita cittadina, ma della comune vita militare. Soldato tra soldati, Jones sapeva che non parlavano elegantemente e che dovevano sfogare tra loro certi istinti. Lo raccontò nel manoscritto di Da qui all’eternità, l’editore fece piazza pulita di tutto ciò, il libro da noi venne messo all’indice, ma oggi per fortuna leggiamo la versione originale, quella che non mente.

“Volgare e osceno” è la definizione che toccò a Tira fuori la lingua di Ma Jian, e non perché narrasse capriole su letti ma perché aveva avuto la sfrontatezza, agli occhi delle autorità cinesi, di dire come stavano veramente le cose in Tibet, come s’era persa la cultura di un tempo e quale disumanità regnasse in certi suoi tratti. L’autore fu cacciato in esilio, le sue opere proibite, e delle copie di questo libro fu ordinata l’immediata distruzione.

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Oscenità liberate
Parolacce. Anche l’uomo più linguisticamente educato di questo mondo impreca, qualunque sia il motivo. O che non ci sia alcun motivo, e neanche se ne sia consapevoli. Oliver Sacks è un neurologo e ha studiato la coprolalia: si dicono parole volgari e oscene incontrollatamente senza rendersene conto. Lo racconta in L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello: una serie dei casi assurdi con cui ha avuto a che fare negli anni: dal signore del titolo, all’impossibilità di mentire agli afasici, il cervello riserva risvolti terribili ma affascinanti.

Infine, infilo qua un autore a cui sono affezionata, che sugli sgabelli da bar pieni di volgarità ci s’annidò, fu accusato anch’egli di oscenità e sporco linguaggio, ma, di nuovo, semplicemente, non fece altro che tratteggiare con onestà certe realtà. E resta uno degli scrittori più pietosi (in senso buono) che abbia mai letto: Bukowski..


sabato 13 luglio 2013

Curiosità: Il domino fatto con i libri !!


Per invogliare alla lettura anche nel periodo estivo la Seattle Public Library ha realizzato un domino veramente particolare..




La Seattle Public Library ha avuto una idea geniale per promuovere la propria programmazione estiva: realizzare un domino tale da aggiudicarsi il record mondiale utilizzando quello che l’elemento principe elle biblioteche, vale a dire i libri. Infatti sono proprio i libri a svolgere il lavoro duro delle tessere del domino che cadono (con buona pace dei feticisti del libro che amano così tanto la fisicità del libro che spesso nemmeno lo sfogliano… ma questo è un altro discorso!)
Sono oltre duemila libri quelli impilati e che cadono uno dietro l’altro e attraversano la sala principale della Seattle Public Library: a metà percorso, poi, i libri formano la parola 'READ'  cioè leggi.

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venerdì 12 luglio 2013

Elvira, la musa di Modigliani




ELVIRA, la modella di Modigliani
di Carlo Valentini

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Occhi profondi come il carbone, ma accesi da dorate scintille, fianchi svelti e un passato randagio da dimenticare, sono solo alcune delle caratteristiche che costituiscono il fascino ferino di Elvira, mezza Marsigliese e mezza spagnola, arrivata a Parigi per sfuggire ad una squallida esistenza di violenze, miserie e sfruttamento. Si ritroverà nel turbine dell’arte, vivendo di musica e d’amore prima a Montmartre e poi a Montparnasse, nei due leggendari quartieri artistici della capitale. Amica, amante e Musa, aveva conosciuto quell’italiano ebreo squattrinato, ma attento all’eleganza, nel vivace circolo di artisti e poeti che animava la Butte Montmarte, a due passi da una serie di caffé che resteranno nel mito, come il “Lapin Agile”. Trascinandosi di tavolo in tavolo, cantando per guadagnarsi quel poco di cui vivere un’esistenza di sogni, impastata con i gialli bestiali dei quadri di Amedeo, sempre pronto a ritrarla disinibita, solare e bestiale, prima di amarla in maniera altrettanto spudorata anche sulla tela.
“L’arte è qualcosa di impalpabile”, ripeteva a Elvira, incurante se lei lo capisse o meno, “è la differenza di colori, di tratti che creano la verità…Quella stessa non esiste ma è dentro ognuno di noi e ci rende uguali e diversi. L’arte è il genio di chi non ha paura di andare al di là, di chi non teme d’ammettere che tutti noi siamo possessori di una verità, che è per noi tangibile, reale, appunto soggettiva”.
Elvira non aveva da offrirgli che il suo disordine, il suo anticonformismo, la sua voglia di vivere e i suoi vizi, il suo corpo ancora fascinoso, magro, sensuale, gentile e spudorato allo stesso tempo, pronto ad assumere pose conturbanti, le gambe sinuose che facevano impazzire gli uomini di Montparnasse.
E anche la Belle Époque finì, portandosi dietro la sua barca di illusioni, la guerra non mancò di abbattersi come un flagello, sulla spensieratezza amara degli abitanti de La Rouche, mentre Amedeo, ancora strenuamente restio ad affidarsi alle maree delle correnti artistiche, al quale peraltro lo invitavano ad aderire sia i futuristi che il cubista Picasso, ritrovava finalmente, dopo un lungo pellegrinaggio di conquiste amorose ed ispirazioni, tra le quali una conturbante poetessa russa di nome Anna, e l’idolo delle folle Kiki, andava incontro al crepuscolo, amando la vellutata Jeanne, che lo renderà padre per poi seguirlo fino alla fine, così come Elvira, minata dagli eccessi, ma ancora presente in un ultimo commosso abbraccio.
E sembra di vederli ancora quei lampioni a petrolio oscurati per colpa della guerra, proiettare luci scarne e spettrali sui selciati di Montparnasse e il lungo corteo funebre gonfio d’amici, di conoscenti e di gente che anche solo per un attimo l’aveva sfiorata l’esistenza fulgida e distruttiva di Modigliani, pittore della bellezza femminile che non aveva mai potuto rassegnarsi ai paesaggi.




*“Elvira la modella di Modigliani”
di Carlo Valentini
GRAUS Edt.

collana Personaggi

martedì 9 luglio 2013

Consigli di Lettura per questo Luglio di Sole... ☼


Andiamo subito con i primi 5 consigli per il mese di Luglio, che ci ha fatto la grazia di farci finalmente vedere pienamente l’estate...



 * Vita di un libertino, Ihara Saikaku: dell’editore ES, e questo è il primo romanzo di Saikaku, che è stato un autore giapponese importantissimo di qualche secolo fa, ma a leggerlo non s’avverte la polvere degli anni . Vita di un libertino segue dall’infanzia ai sessant’anni Yonosuke, che in tenera età punta alla domestica, e da lì in poi non troverà mai pace per i suoi sensi. Fino alla fine, quando ambirà a un luogo che, per uno come lui, è una sorta di paradiso in terra.

** Il giro del mondo, Agatha Christie: niente Miss Marple né omicidi, qua si viaggia. La Christie accompagnò il marito Archie in una “missione intorno al mondo, la Missione dell’Impero Britannico”. Una decina di mesi, in posti in cui non avrebbero mai potuto andare se non si fosse presentata quell’occasione. Ed è questo che pensò la signora del giallo, consapevole dei rischi, soprattutto economici: “È la nostra occasione. Se ce la lasciamo sfuggire, non ce lo perdoneremo mai.”

*** Monuments Men, Robert M. Edsel: la guerra distrugge città e opere d’arte, si sa. Ebbene, tra il 1943 e il 1951 un gruppo di devoti all’arte, tra cui direttori di musei, artisti, archivisti, architetti e simili, fece in modo che alcune cosette tipo la Gioconda o la Madonna di Bruges si salvassero dalla distruzione della Seconda Guerra Mondiale. Come operarono, contro cosa andarono, quanto rischiarono ce lo racconta Edsel. Edsel che in loro onore ha creato anche una fondazione.
(Curiosità: vengo a sapere ora che George Clooney sta girando un film su questo libro).


**** Gente di Mumbai, Munmun Gosh: romanzo d’esordio di quest’autrice indiana, che è editor e giornalista. Saliamo a bordo della vita di tutti i giorni dei pendolari indiani, che di un ritardo è l’ultima cosa di cui potrebbero lamentarsi. Ci si piazzano di fronte una quarantina di visi e storie di gente comune, che si ritrova a condividere in condizioni a volte estreme il tragitto da casa a lavoro e da lavoro a casa: dalla donna che segue un trattamento di fertilità, a un uomo appena assoldato da un ganster, a chi scrive poesie e chi si è data alla prostituzione ma sogna ancora un matrimonio che duri.

***** Sorgo rosso, Mo Yan:  il meritato Premio Nobel Mo Yan, con questo romanzo. Meritato perché c’è di tutto: la Cina dell’Ottocento, la Repubblica, la guerra con i giapponesi (capitoli di bellezza epocale!), la guerra civile e l’avvento del maoismo.
Raramente si trovano unite insieme una perfetta delicatezza e una spietata crudezza nella descrizione. Forse non so scrivere recensioni, ma il libro è fantastico. Uno spettacolo. Giudicherete voi.



Buona Lettura!



L' Illusionismo dal 1400 ai giorni nostri...


Ho sempre nutrito una passione per il mondo della magia, soprattutto quel che riguarda il mondo dell’alchimia medievale e l’illusionismo di inizio secolo XX (anche se sono due mondi completamente diversi). Per questo ho trovato molto affascinante il libro Magic. 1400s-1950s pubblicato da Taschen in tre lingue (italiano, portoghese e spagnolo).

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 Il libro esamina cinquecento anni di maghi e magia, attraverso i maghi più grandi di tutti i tempi. L’aspetto più interessante è che il libro riproduce oltre mille immagini di rari poster d’epoca, fotografie, biglietti di ingresso e stampe: una galleria che va dal secolo XV alla Seconda Guerra Mondiale. I manifesti, soprattutto quelli di inizio secolo, hanno un sapore di antico e un’aria di innocenza che li rendono ancora più affascinanti.

L’opera esplora l’evoluzione delle arti magiche dai primi illusionisti di strada fino ai spettacolari maghi teatrali responsabili dei primi effetti speciali cinematografici; dall’età dell’oro della magia nel secolo XIX fino agli audaci escapologi come Harry Houdini e i grandi artisti del vaudeville dei primi del Novecento.
L’opera si avvale del contributo del mago professionista Mike Caveney e dello storico Jim Steinmeyer. L’edicione è curata da Noel Daniel, che ha già pubblicato altri libri che hanno ache fare con il mondo della magia.

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**Di questo libro esiste anche l’edizione di lusso che costa 150 euro, mentre l’edizione economica è in vendita a euro 49,99. Entrambe le edizioni sono di grande formato

Magici 5 sensi...


Non so neanch’io come ne vengo a conoscenza. Di notizie del calibro di quella che sto per comunicare, intendo. 
Hanno fatto un profumo che si chiama Eau de MacBook Pro. (?!!)
In pratica il profumo di un MacBook Pro appena aperto. L’hanno fatto gli australiani dell’Air Aroma, un’azienda che si occupa di creare e ricreare fragranze. Per riuscirci hanno inviato un MacBook Pro Apple mai aperto al loro laboratorio francese, e qui un team di maestri profumieri professionisti ha monitorato a livello olfattivo ogni passaggio dell’apertura della scatola. Non sono pazzi, gli è stato chiesto. E non gli è stato chiesto da pazzi ma da tre artisti di Melbourne che stavano preparando una mostra sull’era digitale e sulle nuove tecnologie: la fragranza va infusa nelle stanze ad accompagnare i visitatori.
Perciò, no, mi dispiace, Eau de MacBook Pro non lo troverai in commercio, non potrai spruzzartelo ai polsi.
Intanto, però, ci ha fornito il tema della recensione di oggi: 

i cinque sensi. 

 
Allegoria dei cinque sensi ;Studio of VOS Marten (Maerten, Martin) de, 1532-1603 (Flanders)


Dall’alto
Procediamo scendendo lungo gli organi che ai sensi danno forma visibile. Si parte dalla vista, o meglio dalla sua mancanza. Bolaño ha scritto Un romanzetto lumpen dove c’è un vecchio culturista che è finito non solo solo, ma anche cieco. E può essere un problema se rientri nella rete di tre giovani dalle pessime intenzioni. Tre giovani, dicevo: due uomini e una donna, Bianca, che la tendenza a assecondare certi sensi ce l’ha piuttosto avanzata.
Passiamo per le orecchie, a quell’udito con cui diamo un senso alla parola rumore. Non però al “rumore bianco“, perché è solo un concetto, nella realtà non esiste. Nonostante questo Don DeLillo è riuscito a intitolarci un capolavoro, che parte dalla vita familiare di Jack e Babette e arriva alla catastrofe inaspettata che costringe tutti a frettolose fughe, diffonde droghe anti-paura e mette i coniugi di fronte alla concretizzazione della loro paura peggiore.
Arriviamo al naso, dall’enorme potenziale di rovinare interi visi. Se però si nasce con un viso da cane, diciamo che il naso è l’ultimo dei problemi. Anzi, tutt’al più si può vantare un olfatto senza pari. L’assurda combinazione di animale e umano accade in Testa di cane: “A due anni, la testa di Edmond assunse la sua forma definitiva: era una testa di spaniel con lunghe orecchie penzolanti (…) Per il resto, era fatto come un comunissimo essere umano.”

  
Finiamo con le mani
Infine, s’assaggia e si tocca. Italo Calvino aveva progettato un libro di 5 racconti, uno per ogni senso. Purtroppo ne abbiamo solo tre. Due su olfatto e udito; il terzo, Sotto il sole giaguaro, dà il titolo alla raccolta e associa gusto e sesso. Perché c’è una coppia di sfortunati amanti che amarsi fino in fondo non può, e il modo escogitato per compensare si regge proprio sul senso del gustare.
Infine un uomo che i sensi deve averli tutti acuti per far bene il suo lavoro, e il suo lavoro lo fa bene, se è ancora il più famoso detective della letteratura di tutti i tempi. Sherlock Holmes ha la logica abile di chi le informazioni che i sensi gli passano riesce ad armonizzarle secondo i propri scopi. E ha un gran tatto, con quelle “mani, invariabilmente macchiate d’inchiostro e di scoloriture provocate dagli acidi”.


venerdì 5 luglio 2013

Walter Siti vince il Premio Strega 2013 con il romanzo “Resistere non serve a niente”..




Come da pronostico. 
Alessandro Perissinotto (Piemme, gruppo Mondadori) secondo.
Dopo l'onnipresenza (non senza polemiche) di Mondadori (5 premi negli ultimi 10 anni, per capirci), stavolta tocca a Rizzoli.
Il Premio Strega 2013 va infatti a Walter Siti - indicato da più parti come favorito - con  "Resistere non serve a niente".
165 voti contro i 78 di Alessandro Perissinotto per "Le colpe dei padri" (Piemme, gruppo Mondadori), che si deve accontentare del secondo posto.
Arriva terzo Paolo Di Paolo con "Mandami tanta vita" (Feltrinelli), 77 voti; e al quarto Romana Petri con "Figli dello stesso padre" (Longanesi). Ultima Simona Sparaco, con 26 voti per "Nessuno sa di noi" (Giunti).

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" ..Molte inchieste ci hanno parlato della famosa “zona grigia” tra criminalità e finanza, fatta di banchieri accondiscendenti, broker senza scrupoli, politici corrotti, malavitosi di seconda generazione laureati in Scienze economiche e ricevuti negli ambienti più lussuosi e insospettabili. Ma è difficile dar loro un volto, immaginarli nella vita quotidiana. Walter Siti, col suo stile mimetico e complice, sfrutta le risorse della letteratura per offrirci un ritratto ravvicinato di Tommaso: ex ragazzo obeso, matematico mancato e giocoliere della finanza; tutt’altro che privo di buoni sentimenti, forte di un edipo irrisolto e di inconfessabili frequentazioni. Intorno a lui si muove un mondo dove il denaro comanda e deforma; dove il possesso è l’unico criterio di valore, il corpo è moneta e la violenza un vantaggio commerciale. Conosciamo un’olgettina intelligente e una scrittrice impegnata, un sereno delinquente di borgata e un mafioso internazionale che interpreta la propria leadership come una missione. Un mondo dove soldi sporchi e puliti si confondono in un groviglio inestricabile, mentre la stessa distinzione tra bene e male appare incerta e velleitaria. Proseguendo nell’indagine narrativa sulle mutazioni profonde della contemporaneità, sulle vischiosità ossessive e invisibili dietro le emergenze chiassose della cronaca, Siti prefigura un aldilà della democrazia: un inferno contro natura che chiede di essere guardato e sofferto con lucidità prima di essere (forse e radicalmente) negato."








giovedì 4 luglio 2013

.. Raccontami una Storia..


EPOS
il Festival per la Letteratura delle storie narrate a viva voce, nel segno dei fratelli Grimm..
Appuntamento a Vendôme, nel centro della Francia .. 





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La kermesse orale, inserita nella cornice dei “Rendez-vous de l’été”, si tiene ormai da qualche stagione sulla scena di Vendôme, cittadina di quasi 17.000 abitanti, che ospita il CLIO, Conservatorio Conteporaneo di Letteratura Orale, che rievoca già nel nome l’omaggio alla musa greca della poesia epica.
Sono proprio loro i promotori della rassegna Epos, che coinvolge artisti, attori e visitatori in un colorato caleidoscopio di voci che immergono i presenti nella magica atmosfera delle fiabe, lungo un’intera settimana che terminerà il 7 luglio 2013. Tra conferenze, racconti dal vivo, maratone di declamazione, epopee delle gesta locali, grandi spettacoli e soprattutto un week-end intenso all’insegna di due eventi particolari:

- un 'Salon du livre' raro nel suo genere, con più di 2000 titoli specializzati, stands, animazioni, sedute di dediche e incontri.
- E molte ore interamente destinata a glorificare i principi della favola, a proposito dei quali si festeggia, già dal dicembre 2012, il 200° anniversario dell’apparizione della prima raccolta di racconti. -A partire da oggi sarà infatti possibile iscriversi a “Tout le monde racconte Grimm!”, un’intera notte dedicata alle favole dei celebri fratelli, che partirà alle 21 del 6 luglio, per proseguire fino a mezzogiorno del giorno dopo.

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Amore & Psiche ... La favola più bella


Gli esami sono ancora vicini, ed eccoci capitare sotto il naso una bellissima favola latina, quella che racconta soavemente dell’incontro d’anime e di corpi tra il Dio Amore e la bella Psiche. Gran classico di Lucio Apuleio che ritorna dalle nebbie degli anni di liceo, per farsi potente veicolo di sentimenti, di passioni, di miserie umane e di piccole glorie. Un piccolo gioiello che racconta soprattutto di teneri sospiri, di immani scoperte e di crescita, riassunte in una storia costantemente attuale, quella del giovinetto inviato dalla collerica Venere a vendicare l’offesa alla sua bellezza, innamoratosi perdutamente della vittima predestinata.
Ed è proprio tra le righe di una vicenda fatta di ingenuità e di invidie, di divinità e mortali, di purezza dei sentimenti e di squallore, che emerge tutto il portato dell’insanabile contrasto tra la pienezza placida eppure sempre anelante della passione amorosa, e l’instabilità crudele della volontà di pensiero, condannate a sfiorarsi, per gioire di attimi indimenticabili, per poi scontrarsi e perdersi, ritrovarsi e straziarsi all’infinito, nel più crudele dei giochi.




".. Allora, sentendo crescere irresistibilmente il desiderio per il dio della voluttà, gli si abbandonò sopra con le labbra schiuse per la passione e cominciò a baciarlo senza freno, con l’unica paura che si potesse svegliare. Ma mentre l’anima sua innamorata s’abbandonava a quell’indicibile piacere, la lucerna o per malvagia perfidia o per odiosa gelosia, quasi volesse anch’essa toccare e baciare un corpo così bello, lasciò cadere dall’orlo del lucignolo una goccia di olio bollente che finì sulla spalla destra del dio. Oh audace e temeraria lucerna, vile strumento d’amore, proprio tu hai osato bruciare il dio di ogni fuoco, tu che sei stata certamente creata da un’amante che voleva prolungare il piacere anche di notte. Così il dio, sentendosi scottare, balzò giù dal letto, vide oltraggiate e tradite le promesse di fedeltà e senza dire una parola volò via, sottraendosi ai baci e alle carezze dell’infelicissima sposa."



Blueberry Girl.. ✿ ✿ ✿




Blueberry Girl 
..E' un poemetto di Neil Gaiman, illustrato dall'amico e collaboratore Charles Vess, edito in versione cartacea da Harper Collins. Gaiman scrisse Blueberry Girl per l'amica Tori Amos e per sua figlia Tash, solo grazie l'interessamento (e l'opera grafica) di Charles Vess vede la pubblicazione..

Per tutte le Mamme in attesa...


Dame della Luce, Dame dell'Oscurità,
e Dame del Non-Vi-Riguarda,
questa è una preghiera per una Blueberry Girl
Per prima cosa: voi dame dovreste essere gentili.
A sedici anni  tenetela lontana dai fusi e dal dormire,
Permettetele di rimanere sveglia e saggia.
A tre anni dagli incubi, o dai cattivi mariti a trenta;
Questi non siano problemi per i suoi occhi.
A quarant'anni dai giorni grigi, a quindici dai falsi amici,
Permettetele di avere giorni luminosi e veri.
Permettetele di andare in posti dove noi non siamo mai stati;
Di avere speranze e di divertirsi durante la sua gioventù.
 
Dame della Grazia, e Dame della Bontà,
e Dame delle Notti Misericordiose,
questa è una preghiera per una Blueberry Girl.
Concedetele la vostra vista acuta,
I mondi posso essere inquietanti, le persone complesse;
i comportamenti e le ragioni poco chiare.
Concedetele la saggezza per scegliere la giusta via,
Libera dalla cattiveria e dalla paura.
Concedetele di raccontare storie, di danzare nella pioggia,
fare capriole, salti mortali e corse,
Le sue gioie devono essere immense quanto profondi i sui dolori  
Concedetele di crescere come un'erbaccia sotto il sole.

Dame del Paradosso, Dame della Misura,
Dame delle Ombre-Che-Cadono;
questa è una preghiera per una Blueberry Girl
parole scritte limpide su un muro.
Aiutatela ad aiutare se stessa, aiutatela a resistere,
aiutatela a perdersi, e a ritrovarsi,
Insegnatele che siamo grandi solamente quanto i nostri sogni,
mostratele che la fortuna è cieca.
La verità è una cosa che deve trovare per sè
Preziosa e rara come una perla;
Donatele tutte queste cose, e qualcosina in più,
Donate tutto questo per una Blueberry Girl.

✿ ✿✿


martedì 2 luglio 2013

Specchio, specchio delle mie brame...


“La contemplazione di sé è una maledizione/ Che rende peggiore la vecchia confusione (…)  
Lo specchio dice qualche fatto veritiero,/ ma non tanti da valere un costante pensiero”. 
Me li ritrovo di fronte rileggendo l’introduzione a una collezione di Sylvia Plath, questi versi, che vengono da una poesia di Theodore Roethke. Ok, mi dico, andiamo al sodo, andiamo all’autrice. E che versi s’appalesano stavolta spalancando il libro a caso? 
Sono d’argento e rigoroso. Non ho preconcetti./ Quello che vedo lo ingoio all’istante”. 
L' avessi fatto apposta non ci sarei riuscita: la poesia si chiama 'Specchio' (e termina così, un po’ tremendamente, sì, ma Sylvia Plath, che di cose tremende ne ha passate, cose tremende ne ha scritte: “In me ha annegato una ragazza e in me una vecchia/ sale verso di lei giorno dopo giorno come un pesce tremendo”).
A questo punto alzo gli occhi dalla pagina, e no, non mi vedo riflessa in uno specchio. Una coincidenza soltanto è già bastata per farmi pensare. Direi che ho il tema per le recensioni di oggi.

Preparati a rifletterti.


 Dentro e fuori
Stanza, Letto, Armadio, Specchio non è un accostamento per associazione ma un romanzo in cui un bambino di 5 anni vive nella claustrofobica condizione di non aver mai visto niente dell’esterno perché stato sempre e solo nella propria stanza. La Donoghue ci mette nella stessa condizione assumendo il suo occhio e il suo linguaggio, e così Specchio diventa uno degli unici “amici” nostri. Perché si sta così? È in realtà da una storia vera che viene l’idea di questa ristretta ambientazione.

Ad ascoltare il bigotto Zantman, che a un certo punto dice che “il mondo esteriore non è che uno specchio nel quale si riflette il mondo interiore”, il bimbo della Donoghue avrebbe un’interiorità piuttosto pressata. Comunque, passiamo a Zantman, che compare in Bacacay, raccolta di racconti di Witold Gombrowicz, un geniaccio polacco che credeva nella frase messa in bocca al personaggio, con il risultato che la realtà esterna, nelle sue storie, è niente affatto lineare. Vincono equivoci, rovesci delle situazioni, contraddizioni, comici fraintendimenti.


Giacomo Rizzolatti cerca invece di riportarla all’ordine, l’interiorità umana, da scienziato. Anzi, da neuroscienziato, il che significa che va a vedere che accade nel cervello in certe situazioni. E ha scoperto i Neuroni specchio. In breve: io apro un libro e mi si attivano certi neuroni, se vedo te aprire un libro mi si attivano… gli stessi neuroni. Pare che succeda anche in fatto di emozioni. Una scoperta che chiama in causa le relazioni umane. Non a caso Ramachandran ha detto che “i neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il DNA è stato per la biologia”.


Tre donne
In chiusura due libri con tre donne ciascuno, e in entrambi queste tre donne si specchiano l’una nell’altra nonostante siano di tempi e luoghi distanti. Primo titolo: La donna allo specchio di Eric-Emmanuel Schmitt. Che hanno in comune una del ‘500 di Bruges che deve vedersela coi roghi, un’altra di Vienna a inizio ‘900 che s’invischia nella psicoanalisi e una terza di Hollywood dei tempi nostri ? A parte chiamarsi quasi con lo stesso nome, molto altro. E alla fine, in qualche modo, s’incontrano.

Secondo titolo: Le ore di Michael Cunningham. Le tre femmine sono: Virginia Woolf, nientemeno, Clarissa, nostra contemporanea, e Laura, del dopoguerra. Cominciamo col gioco degli specchi: Clarissa un po’ rispecchia la protagonista del romanzo che la Woolf sta scrivendo, romanzo che però si specchia anche nella vita di Laura, non perché Laura in qualche modo ne metta in pratica la storia come fa Clarissa, bensì perché Laura ce l’ha tra le mani, quel romanzo. Chiaro, no?