giovedì 28 novembre 2013

365 Pensieri.... Saggezze dall' Umanità. Consigli di Natale e... per tutto l'Anno.



Saggezze. 365 pensieri di maestri dell'India
di Föllmi Olivier; Föllmi Danielle

***Per il secondo volume di "Offerte dell'Umanità", Olivier Föllmi ha percorso l'intera India, di villaggio in villaggio. Le sue immagini illustrano tutta la profondità e la ricchezza di una cultura vivente, affiancate da altrettante citazioni che spaziano dai Veda alle poesie di Tagore, da Vivekananda al Mahatma Gandhi




Origini. 365 pensieri dei saggi dell'Africa
di Föllmi Olivier; Föllmi Danielle

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"Origini" propone un viaggio spirituale nel cuore del continente nero, attraverso la sua tradizione orale e alcune grandi figure morali e letterarie, come Léopold Sédar Senghor, Amadou Hampaté Bâ e Nelson Mandela.






 Risvegli. 365 pensieri di maestri dell'Asia

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La collana "Saggezze dell'Umanità" arriva al suo quinto titolo e ci porta in Asia per questo nuovo viaggio spirituale con Danielle e Olivier Föllmi. Templi incantevoli della Thailandia, paesaggi brumosi del Myanmar, foreste di bambù del Vietnam, risaie della Cina, giardini zen del Giappone, ogni immagine è l'occasione per abbordare gli insegnamenti dei grandi maestri del pensiero orientale, da Confucio a Laozi.



 Rivelazioni. 365 pensieri d'America latina

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Quarta chiave di conoscenza del progetto "Saggezze dell'Umanità", "Rivelazioni" immerge il lettore nelle vivificanti fonti spirituali dell'America latina, dalle tradizioni precolombiane, oggi risorgenti, ai pensieri dei suoi grandi poeti e letterati (Pablo Neruda, Octavio Paz, Luis Sepulveda, Paolo Coelho). Dal Messico alla Patagonia, Olivier Föllmi ha trascorso sette mesi in mezzo alle genti del continente per realizzare una visione umana di questa poliedrica civiltà.
 


 
Offerte. 365 pensieri di maestri buddhisti
di Föllmi Danielle; Föllmi Olivier

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Con "Offerte", Danielle e Olivier Fölmi invitano a un viaggio iniziatico nel cuore del pensiero tibetano. I grandi maestri del buddhismo trasmettono la loro visione dell'esistenza, una visione che incita a superare se stessi con costanza, per permettere all'umanità di crescere. Cinquantadue temi punteggiano l'anno, seguendo il ritmo delle settimane, e offrono consigli destinati ad accompagnare ciascuno nella vita quotidiana, a prescindere dalle credenze e dalla tradizione religiosa. Un libro di saggezza, da meditare e contemplare. Giorno dopo giorno, ogni riflessione si rispecchia in una fotografia inedita del mondo himalayano. Olivier Fölmi svela in queste immagini una particella del suo giardino segreto.



Speranze. 365 pensieri d'Occidente

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Speranze raccoglie i pensieri essenziali di grandi autori - santi, poeti, filosofi - scelti per farci riscoprire i valori che ancora oggi ci guidano nel nostro modo di vivere, di sognare e di pensare. Dall'Islanda alle crete senesi, le immagini di Olivier Föllmi testimoniano l'incantamento del fotografo, tornato alle fonti della propria cultura dopo trent'anni passati a percorrere il mondo.
 


domenica 24 novembre 2013

Immagination.


Una mia amica ha un bambino, questo bambino va all’asilo. Fin qui tutto bene.
È andata meno bene qualche giorno fa quando il bambino della mia amica si è avvicinato a un altro bambino. Un attimo prima se ne stavano tutti e due per i fatti loro a disegnare, un attimo dopo uno dei due, era in piedi e si incamminava verso l’altro. Con un paio di pennarelli ancora in mano. S’è accostato al piccolo corpo seduto del compagno, ha allungato un braccio, ha cominciato a pitturare il suo grembiule. Poi è salito fino al viso, l’ha colorato tutto. Tutto. Nel frattempo l’altro non s’è scomposto, è rimasto immobile. Questo momento di body art è stato interrotto dalla maestra sopraggiunta, che ha visto, s’è adirata, ha chiamato la mia amica, che ha ascoltato la storia, è andata all’asilo, ha preso in disparte il figlio, e gli ha chiesto perché avesse pitturato in quel modo il suo compagno.
La risposta è stata:
“Mi sembrava un foglio!”.
                                Oggi ci diamo a 
                                                immagini falsate e allucinazioni.


 Bambini..

 i dice abbiano l’amico immaginario, a volte, i bambini. Mai conosciuto un bambino che l’avesse. In 'Bassotuba non c’è' di Paolo Nori'', Learco, che bambinesco un po’ lo è, con quel modo d’esprimersi e quell’ingenuità con le donne e non solo, ha un angelo immaginario, con cui parla. Ma parla pure a se stesso e a noi tutti, e ce lo dice da subito:                               “Io sono quello che non ce la faccio”.
Pure in 'Intanto anche dicembre è passato' c’è l’occhio bambinesco. E alla fantasia del Fulvio infante, che sta a Palermo ma sogna Parigi, s’aggiungono altre fonti di immagini fasulle: le menzogne della madre Gemma, “nelle bugie gigantesca”; la demenza della zia, che, se le chiedi di che colore sia il gatto, risponde certa: “Azzurro”; la presenza di due figure storiche che a Palermo con Fulvio proprio non avrebbero potuto starci: Majorana, che dà ripetizioni di aritmetica, e Hitler, che ritinteggia casa.
Ci sono poi bambini che non si limitano a vedere cose inesistenti con l’immaginazione. Ci sono bambini che si procurano allucinazioni. Come Adamo in 'L’albero e la vacca', dove l’albero è il tasso su cui sale, la vacca, bianca, è quella che vede dopo aver mangiato certe bacche. E ride, e si diverte, e gli pare che non sia poi così male la sua famiglia che si sta sfasciando. Adrian N. Bravi ci fa leggere il romanzo come fosse veramente un bambino a parlare.



A una certa età...

Ora adulti e vaccinati. Ma con allucinazioni pure loro. Oliver Sacks è il neurologo che ha la capacità di trasformare casi medici in poderosi romanzi. Lo fa anche quando narra di persone assolutamente sane di mente colte da 'Allucinazioni' improvvisamente. Chi vede la rana di un cartone animato, chi uomini orientali, chi sente suoni o odori irreali. E Sacks ti spiega perché succede, cosa accade nel cervello per far sì che qualcuno per niente pazzo veda cose che non esistono.
Nella 'Conservazione metodica del dolore' riproduciamo invece immagini reali. O meglio lo fa Benito, che ha anni di ricordi da recuperare con due aiuti: 12 foto, e con le foto si sa, non si sbaglia: catturano quello che è stato oggettivamente; e poi la memoria. E ho pensato che la memoria ha due filtri che falsificano ciò che è stato veramente: quello dell’“io-passato”, ovvero com’è stato vissuto l’evento ricordato, e il filtro dell’“io-presente”, che sul passato del suo ce lo mette sempre.


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sabato 23 novembre 2013

' Il ragazzo morto e le comete' , di Goffredo Parise.


Morire sarà una grande meravigliosa avventura, scriveva Barrie in 'Peter Pan' Questo romanzo di Parise si prende gioco della morte, e della nostra scarsa sensibilità.. Se soltanto ci guardassimo bene intorno, ci potremmo accorgere che chi se n'è andato per un bel po' rimane, o per un bel po' è rimasto, in questo mondo. Standosene per bene sulle sue, preferendo ritirarsi nei posti preferiti, evitando – per quanto possibile – la nostra compagnia. È una gran bell'idea. È un sogno. Tutto letterario, e scritto con l' animo di poeta ragazzino e sfrontato.
.. Ed è un libro che amo molto
 
 

IL RAGAZZO MORTO E LE COMETE
di Goffredo Parise

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Nel 1950 Goffredo Parise, allora ventenne e del tutto sconosciuto, propone all’editore Neri Pozza un temerario romanzo «lirico e cubista (cioè romantico)», irto di «fratture narrative, di tempo e luogo», sull’amicizia tra due ragazzi. Come se non bastasse, rifiuta qualsiasi intervento: «solo così come è attualmente mi pare e lo sento quale parte di me stesso» proclama sfrontato. L’editore capitola. 'Il ragazzo morto e le comete' esce nel 1951 in una tiratura di mille copie. L’insuccesso è totale. Le cose, del resto, non potevano andare diversamente. Scritto da un diciottenne «con il sentimento con cui, a quell’età, si scrivono poesie», e con l’esplosiva urgenza di chi «vede la vita a batticuore», 'Il ragazzo morto e le comete' nulla ha da spartire con la letteratura allora dominante. «Siamo di fronte» ha detto anni dopo Montale «a una sostanza poetica che ribolle e rifiuta di assestarsi entro schemi definibili». E anche oggi, rileggendolo, è difficile sottrarsi all’impressione di aprire una scatola a sorpresa da cui prorompono figure sbalorditive, incantevoli e dolenti: Antoine, che con una parrucca bianca e una redingote di raso azzurro vola in pallone; Squerloz, il costruttore di barche che vive in cantina con un barbagianni, una civetta e un topo bianco; Edera, che tutti credono una ragazza bionda qualsiasi mentre in lei «c’è molto di più e che non si può dire perché è mistero»; Leopolda e Massimino, coi loro occhi di vetro, la pelle di stracci e un corteo di infinite, orribili malattie. Sono gli esseri che popolano il mondo del ragazzo di quindici anni e dell’inseparabile amico Fiore, che non si rassegna alla sua morte e continua a cercarlo. Un mondo inconcepibile e necessario, «al tempo dimenticato del tramonto e della fine dell’Occidente». O anche, per usare le parole di Parise, «una cineteca personale di volti, immagini e sensazioni» – che si installa nella nostra mente per non uscirne più.. 



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giovedì 21 novembre 2013

(S) consigli di Natale... 2 Letture non convenzionali



'Lo zio Oswald'
di Roald Dahl

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Se avete letto 'La fabbrica di cioccolato' saprete che lì ci sono carte da parati dal sapore particolare ma non ben identificabile. Ecco, in questo libro, scritto circa 15 anni dopo, Dahl decide di dargli un’identificazione precisa. E non credo sia la prima cosa a cui avete pensato leggendo 'La fabbrica di cioccolato'.
Perché 'Lo zio Oswald' non è il Dahl “scrittore per bambini”, è un Dahl... emh..." osceno". Qui abbiamo il Dahl scrittore che vuole sulla scena “il più grande fornicatore di tutti i tempi”: Oswald Hendryks Cornelius.
Il signor Cornelius fa una scoperta che gli cambia le sorti: il più potente afrodisiaco che l’uomo possa immaginare. Cosa farci? Soldi. Coinvolge un chimico, che sta tra l’altro studiando un modo per la conservazione del seme umano, e Yasmin, dai costumi per niente dubbi, perché è totalmente e chiaramente invischiata nella pratica amorosa. La donna ricoprirà nel piano un ruolo, diciamo, singolare, e in questo ruolo avrà a che fare con uomini di alto livello politico, con pittori, scrittori e reali, trasformati in bestie allupate dall’afrodisiaco scoperto.
Sarà quando Yasmin avrà di fronte George Bernard Shaw che sapremo quale identità decise di dare Roald Dahl al sapore della carta da parati di Willy Wonka..
 
 
 
 
 
'La scuola della carne'
di Yukio Mishima 
 
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Di Mishima in Italia è stato tradotto tanto, ma questo mancava. Per fortuna s’è rimediato. Abbiamo una donna divorziata che non se la passa per niente male e non sente il bisogno di legarsi a qualcuno. Fino a quando non incontra il giovane Senkichi. Da quel momento è una caduta nell’abisso dell’ossessione. Senkichi la rende dipendente e una fucina di paranoie. Lei non si tiene più, non ha un controllo sui propri sensi, non sa che fare per amarlo senza più soffrire, e allora fa sua una bella illusione: lasciargli la libertà che si prende già da solo e prendersela anche per sé. Una sorta di coppia aperta, potremmo dire. 
*(E al proposito mi viene sempre in mente Lenny Bruce: 
 
“Quando Honey e io c’eravamo appena messi insieme, lei mi aveva detto: ‘Lo so, come siete fatti voi uomini (…) Mi rendo conto che tu, ogni tanto, bacerai un’altra ragazza. E non m’importa, purché solo me lo dica’.
E io le credetti.
E glielo dissi.
Una volta sola”. )
È chiaro che non funziona, che le angosce non finiscono. Mishima ci pone qualche domanda con questa storia tormentata: quando c’innamoriamo, che diavolo amiamo? Quanta parte ha l’illusione e l’immaginazione in quello in cui buttiamo l’amore? E poi, possiamo in qualche modo dare un’educazione ai nostri sensi, metter su, cioè, nella nostra interiorità, una specie di Scuola della carne?
 
 
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mercoledì 20 novembre 2013

UNA FOGLIA INCASTONATA NEL GHIACCIO- Presentazione libro con l'Autrice Ada Cusin




UNA FOGLIA INCASTONATA NEL GHIACCIO
 Presentazione libro con l' Autrice Ada Cusin
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Giovedì 28 Novembre ore 20,30


La storia di Lina Campagna, identificata come “mata” (cioè fuori di testa), narra le vicende di una famiglia di emigranti, che torna a Cavaso del Tomba.
Sullo sfondo si succedono gli eventi del Novecento: il fascismo, la conquista dell’Etiopia, la guerra, l’armistizio, la resistenza, la ricostruzione post-bellica.

L’autrice descrive con mirabile precisione i caratteri dei personaggi: il padre Giovanni, la madre Angelina, i figli Lina, Aldo, Amabile (chiamata affettuosamente Mebol). La vita di Lina, dalla adolescenza alla vecchiaia, si evolve dalla vivacità al trauma della violenza subìta, fino all’isolamento in una perenne atmosfera di partecipazione e contemplazione della natura.

Il pregio del romanzo si coglie nel continuo contrasto tra l’emarginazione mite della protagonista e la vitalità corale di quelli che la circondano.

La “memoria visiva” di Ada Cusin riesce a rendere, con lodevole efficacia, i gesti quotidiani di tutti i personaggi, le consuetudini familiari, la partecipazione ai riti e alla vita del paese, nonché i paesaggi e i luoghi teatro delle vicende.

La protagonista passa ovunque come doloroso contrasto con l’ambiente che la circonda, quasi personaggio “fantasma”, ricco di una personalità interiore ignota a chi la frequenta.  

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sabato 16 novembre 2013

Secondo appuntamento del Seminario: I 5 ELEMENTI- con Elena Pozzan


MERCOLEDI' 20 NOVEMBRE 2013, 
ore 20.30
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TERRA, FUOCO, ARIA ACQUA E LEGNO 
sono, secondo la Medicina Tradizionale Cinese, gli elementi fondamentali che compongono tutte le strutture materiali e gli insiemi organici.
Ogni elemento rappresenta un genere fondamentale di energia e di coscienza che agiscono in ognuno di noi.
Tutti gli elementi in misura variabile si trovano in ogni essere umano e concorrono a formare la sua struttura fisica, organica, psicologica, emozionale.
Comprendere come essi siano presenti all’interno di ognuno di noi ci aiuta nel perseguire la strada della salute e del benessere in sintonia con l’universo attorno a noi , con le stagioni e con le fasi della vita.
Le serate vogliono spiegare cosa sono i 5 elementi, come si rappresentano all’interno di ognuno di noi, quali organi coinvolgono e come essi determinino le nostre risposte emozionali all’ambiente in cui viviamo e offrono strumenti pratici per avvalersi della loro energia nel “rimettere ordine” nelle nostre vite!

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seminario tenuto da Elena Pozzan
Elena Pozzan operatrice del benessere, da oltre 15 si occupa di filosofia del benessere e massaggio. Ricercatrice e Life Coach in continua evoluzione ed espansione pone l'attenzione su tematiche evolutive e comunicative che possano migliorare la vita di ognuno di noi..




* Prossimi incontri:
11 DICEMBRE 2013...20,30
15 GENNAIO 2014 ...20,30
12 FEBBRAIO 2014... 20,30

Incontro informativo gratuito: "PORTARE I PICCOLI"- Marostica con l'istruttrice 'Portare i Piccoli'- CLAUDIA VEDOVELLO


Incontro informativo gratuito: 
"PORTARE I PICCOLI"- Marostica
con l'istruttrice 'Portare i Piccoli'- CLAUDIA VEDOVELLO



Incontro introduttivo per genitori al tema del portare i bambini e al suo significato nella relazione della coppia madre-bambino e bambino-papà.
L’incontro si propone come un’apertura verso questo approccio in assenza di una cultura occidentale a cui fare riferimento e quindi come un aiuto per poter scegliere in modo consapevole e informato come e se portare il proprio bambino.
- Significato biologico del portare
- Benefici del portare (per il bambino e per chi lo porta)
- Come portare in sicurezza
- Presentazione e spiegazione dei vari supporti ( fascia lunga, fascia ad anelli, mei tai, marsupio ergonomico, fascia elastica)


L’incontro è gratuito e per le persone interessate si organizzano corsi di gruppo e consulenze individuali per imparare a portare davanti, sul fianco e sulla schiena.
E’ tenuto dall’istruttrice certificata Portare i Piccoli® Claudia Vedovello.



Per partecipare si chiede gentilmente di inviare la conferma della presenza alla mail:          claudia_vedovello@hotmail.com 
o con messaggio privato su facebook specificando: se hai già portato, quanti bimbi hai o se sei una mamma in attesa.





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Soldi, soldi e Recensioni....


Immaginati a un’asta, immagina che ti piazzino di fronte un quadro mastodontico di cui si può dire ad esempio che è un capolavoro e basta. Immagina che ti chiedano 85 milioni di dollari per portartelo a casa. E immagina che qualcuno sostenga di averne di più, e qualcun altro alzi ancora la posta, e un terzo rilanci, un quarto vada oltre, e così via, fino a quando non risuoni nell’aria tesa della stanza la cifra “centoquarantadue milioni e quattrocentomila dollari”. È quello che è successo pochi giorni fa con il trittico di Francis Bacon Three Studies of Lucian Freud, che ha spodestato L’urlo di Munch dal trono dell’opera d’arte più costosa mai venduta all’asta. 
142,4 milioni di dollari
 è una quantità di soldi di cui non riesco ad aver coscienza. Resta una cifra scritta. Oggi ho voluto cercare di dar più consistenza al denaro abbondante. Con cinque libri.



Esempi e guide 
John Pierpont Morgan avrebbe potuto comprare quel trittico senza batter ciglio. Infatti d’opere d’arte, volumi antichi e belle cose si circondò. I musei di New York ancora ringraziano. Hans Tuzzi in Morte di un magnate americano ha ricostruito gli ultimi 10 giorni di vita di questo ricco esagerato, che all’America diede pure un’ancora di salvezza e floridi futuri sviluppi. Uomo d’affari granitico, Tuzzi lo coglie nel momento in cui non è concesso a nessun uomo rifiutare di desistere.  
Mohsin Hamid ha scritto un libro per aspiranti Morgan. Hai presente quei manuali di auto-aiuto che ti dicono “puoi farcela, devi credere nelle tue possibilità?”. Ecco, Hamid ne ha preso lo stile per farne un romanzo divertente e intelligente. Si rivolge a un tu generico, in un luogo anonimo, perché quell’Asia emergente del titolo lungo potrebbe essere in realtà qualsiasi luogo. Capitolo dopo capitolo ti dà dritte per arricchirti immensamente, gestire l’amore ed elevarti socialmente. Ma è davvero questo che vuole insegnarti? 
C’è poi chi ci sta già, in un ambiente ben agiato. Come la Bella di giorno di Joseph Kessel. Bellissimo libro che da molto non veniva pubblicato, per fortuna è tornato. La bella Séverine è la moglie di un chirurgo, frequenta gente abbiente ed elegante, e di giorno, dalle 14 alle 17, è una prostituta. Quando arrivarono polemiche per il contenuto del romanzo, Kessel rispose: “Bella di giorno espone il dramma dell’anima e della carne. Non parlare altrettanto liberamente dell’una come dell’altra, mi pare impossibile. 

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Risparmio e spreco 
Ora tutti fuori dalla fiction. Paolo Legrenzi è uno psicologo. Che c’entra col denaro? ti chiedi? Ebbene, c’entra, perché il signor Legrenzi da un po’ di tempo proprio su quello, psicologicamente parlando, s’è focalizzato. E ha scritto I soldi in testa, che, ci tiene a precisare, “non è un libro di economia”. I soldi in testa ci fa vedere “cosa succede alla nostra mente quando ha a che fare con i soldi”, e dove sbaglia, se i soldi, prima di tutto, vuole risparmiare. Chi fa ben altro e spreca è una certa parte dell’impenditoria italiana. E neanche i soldi propri, ma quelli degli altri. Marco Cobianchi ha studiato per anni come le industrie italiane utilizzano gli aiuti di Stato che ricevono, ed è giunto a una conclusione: “Quello che l’Italia fa è dare aiuti di Stato assolutamente inutili”. La Fiat, le fonti assimilate, Alitalia, i cinepanettoni e il film delle Winx, i campi da golf onnipresenti in Sicilia e gli skilift in montagna. In Mani bucate il panorama è vasto, la perdita dello Stato pure.

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mercoledì 13 novembre 2013

Emozioni forti... Le recensioni di Metà Novembre

   

Ti chiamo per nome, Elena Parasiliti (Terre di mezzo): l’autrice di questo libro è anche colei che qualche anno fa ha ripreso in mano Terre di mezzo, il “giornale di strada” nato nel 1994, per evitare che si smorzasse e non ricomparisse mai più. Contribuiscono a tenerlo bene in vita reporter che trascorrono fisicamente del tempo immersi in ciò di cui andranno a parlare.
Questo libro risponde a questo criterio. Elena Parasiliti ha visitato e sperimentato il modo di lavorare di 9 associazioni italiane che svolgono un compito particolare: ricucire gli strappi tra la gente. Ovvero, laddove c’è stato uno sgarro, una lite, un contenzioso, un reato anche, chi lavora in queste associazioni fa in modo di far riavvicinare i protagonisti dello strappo. Da semplici liti tra colleghi a reati sessuali, autore e vittima del torto dovrebbero cominciare o tornare a comunicare. La più vecchia di queste associazioni è comparsa nel 1995, a Milano, e si chiama Centro italiano per la promozione della mediazione.
C’è poi chi ha preso spunto dalle scuole del perdono sorte a Bogotà, chi si preoccupa dei minori che prendono brutte strade, chi è stato in carcere e gira per le scuole raccontando cos’ha fatto e come ha cercato di recuperare.

Le benevole, Jonathan Littell (Einaudi): romanzo con cui Littell si guadagnò gli onori della cronaca. La riscaldò questa cronaca, la smosse, perché il romanzo monumentale Le benevole portò in scena uno dei contenuti più forti del ‘900 e ce lo portò con incredibile ricchezza di dettagli.
Siamo tra il 1941 e il 1945, colui che ci narra la propria storia è Maximilien Aue, un ufficiale delle SS. Un uomo che, nel ricordare gli eventi attraverso cui è passato, non intende risparmiare niente. Questo significa: scene di morte bruta prive di qualsivoglia pathos; resoconto della vita burocratica fatta di riunioni e decisioni e cariche, faccende pratiche quotidiane che coinvolgono personaggi che si è soliti invece immaginare in gesti grandiosi e terribili; tratti storici e sociali del tempo; registrazione degli stati d’animo e delle trasformazioni che questi stati d’animo subiscono nel corso della carriera di Aue, dai sensi di colpa e dalla nausea iniziali all’indifferenza “non tetra, ma lieve e precisa”.
È un libro che, una volta apparso e letto, ha sollevato reazioni rumorose, sia da chi l’ha trovato uno dei più grandi testi del nostro tempo, sia da chi ha criticato Littell per aver dipinto una figura demoniaca affascinante che rischia di farci sentire vicini a certi criminali; vedi Claude Lanzmann, autore del documentario Shoa, che si è espresso così a proposito delle Benevole: “Attenzione dunque a non estrarre dalle viscere della Storia demoni troppo talentuosi, possono esercitare sul lettore un fascino assassino ad accettarli perché sono simili a noi, umani troppo umani”.
Ma Maximilien Aue, ci tiene a dirlo, non è un demonio: “Non penso di essere un demonio. Per ciò che ho fatto c’erano sempre delle ragioni, giuste o sbagliate, non so, in ogni caso ragioni umane. Quelli che uccidono sono uomini, come quelli che vengono uccisi, è questa la cosa terribile. Non potete mai dire: ‘Non ucciderò’, è impossibile, tutt’al più potete dire: ‘Spero di non uccidere’. Anch’io lo speravo, anch’io volevo vivere una vita buona e utile, essere un uomo fra gli uomini, uguale agli altri, anch’io volevo aggiungere la mia pietra all’edificio comune. Ma la mia speranza è stata delusa, e si sono serviti della mia sincerità per compiere un’opera che si è rivelata malvagia e perversa, e io ho varcato le cupe frontiere, e tutto quel male è entrato nella mia vita, e nulla di ciò potrà mai essere riparato”.
E Littell ha spiegato, a quelli che gli hanno criticato il fatto che questo Maximilen Aue non sia verosimile, che lui aveva in mente un’operazione diversa rispetto alla verosimgilianza:
“Max Aue è un raggio X che esplora, uno scanner. Effettivamente non è un personaggio verosimile. Non cercavo la verosimiglianza, ma la verità. Non vi è romanzo possibile se ci si aggrappa al solo registro della verosimiglianza. La verità romanzesca è di un altro ordine rispetto a quella storica o sociologica”.

Che cosa hai fatto, Raul Montanari (Baldini & Castoldi): Montanari è traduttore e scrittore lombardo che si è divertito spesso col noir. Ecco, Che cosa hai fatto non è noir. E anch’esso ha avuto modo di sollevare reazioni rumorose alla lettura, più che altro per le scene di sesso che nulla lasciano all’immaginazione (ok, nulla è impossibile; diciamo che le lasciano poco spazio) e che hanno fatto sì che la ricerca di un editore disposto a pubblicarlo durasse anni.
Siamo in una Milano da un volto diverso dall’attuale, e sotto un Presidente che è un dittatore. C’è gente che si ribella e protesta da una parte, e dall’altra un uomo quasi quarantenne che decide di lasciare la strada e qualsiasi cosa succeda fuori e di rifugiarsi in altri lidi. Lido che ha il nome di Beatrice e la forma di un patto: Beatrice deve fornirgli ore di piacere crescente fino al giorno del suo suicidio.
L’idea da cui Che cosa hai fatto è nato l’ha chiarita lo stesso Montanari: “Avevo in mente un’immagine semplice: un uomo si dà dieci giorni di vita e decide di provare emozioni forti prima di suicidarsi”.

sabato 9 novembre 2013

La volta buona.....


Mi è capitato di leggere in questi giorni un articolo sui ricordi della moglie di Lou Reed.  Laurie Anderson, a 61 anni, al telefono con Lou Reed, diceva: “Ci sono tante cose che avrei voluto fare e che non ho fatto”. Me n’è venuta in mente una mia. Da una decina di anni, dopo aver letto il libro di Paolo Nori , Bassotuba non c'è, La mia fissazione è stata veicolata sul bassotuba, appunto, perché lo trovo uno strumento molto 'poetico'.. (In passato la stessa voglia prese forme diverse: durante l’infanzia fu quella di uno strumento decisamente in voga tra i bambini: l’arpa (…); poi fu la volta del pianoforte, di cui ero convinta sarei diventata un asso, poi il violino e la batteria). Ma, al di là di studiare un manuale e il pentagramma, non ho prodotto una nota con le mie mani finora. Perché? Non lo so. Eppure è una delle cose che più vorrei fare adesso.
Dunque, niente, oggi parlo 

del passare all’azione
Che è quello che farò anch’io con l'idea - che covo da 10 anni, minimo- di inizare a suonare il bassotuba 
(l’ho detto eh, siete tutti testimoni). 

 

Scrittori attivi, personaggi meno

Kapuściński è stato un reporter d’enorme valore, attivo in tutto il mondo, anche in quei luoghi in cui di attivo per anni ci fu ben poco. Come in Etiopia, dove dominò Hailé Selassié, un monarca di cui il reporter scoprì vizi, manie e abitudini con le quali riuscì a cambiare tutto per non cambiare niente. Kapuściński intervistò i suoi cortigiani da cui carpì stile di vita e fissazioni del Negus, come la fede nel “principio del secondo sacco”.

Altro libro in cui chi scrive ha fatto molto e chi è personaggio agisce poco. Zhu Wen è un autore cinese che ha abbandonato un lavoro fruttuoso e certo per la scrittura, non ha lasciato la Cina e la sua censura, e s’è dato da fare per i suoi colleghi con un movimento di “Rottura”. Xiao Ding è invece l’uomo che si muove (poco) in Se non è amore vero allora è spazzatura: non compie niente, non crea sviluppi, osserva ed è statico in una realtà, quella cinese, che statico, effettivamente, non solo lui ha fatto diventare.


Nei Piatti più piccanti della cucina tatara c’è invece chi agisce troppo, agisce pure per gli altri. È la signora Rosa, che offende, manipola, s’estende in spazi non suoi. È spietata nei giudizi, è invadente nelle azioni. La figlia, “bassa che mi arrivava alle spalle, priva di forme vere e proprie (…). E per giunta (…) stupida”, è “un mostro” da indirizzare. E se le azioni che Rosa progetta deviano dalla retta via, non esiste scrupolo che tenga; ci vanno riportate.


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Suona e basta

Ora musica e azione insieme. Chet Baker, sono i suoi diari e il libro si intitola Come se avessi le ali. Baker fu un immenso trombettista jazz che la musica la mise in azione eccome, ma fu molto attivo anche in ambito di abitudini tese e droghe pesanti e perenni. C’è questo nel libro insieme al jazz, poi ci sono le donne, e certa vita inquieta, quella che finì alla finestra di un hotel di Amsterdam nel 1988.

Infine un romanzo d’esordio degno di nota: I segnalati, titolo che viene proprio dalla musica, da un’opera di Schrecker, e che sta per i deformi umani. C’è un personaggio nella bella storia di Giordano Tedoldi, il maestro Spitta-Sordello, che la musica la mette in azione scrivendola oltre che suonandola al pianoforte, e scrivendola con una particolarità, che suscita in qualcuno perplessità, e il maestro allora chiede: “Le danno fastidio le croci uncinate sull’asta delle note?”.

domenica 3 novembre 2013

Presentazione del libro 'PORTARE I PICCOLI' e incontro con l' Autrice Esther Weber




Presentazione del libro
'PORTARE I PICCOLI'
e incontro con l' Autrice
Esther Weber
***

Sabato 16 Novembre, ore 18.00
Piccola Libreria Andersen
* (entrata libera) *


Da alcuni anni la modalità di portare i bambini addosso è un fenomeno in crescita anche in Italia. Questo libro chiarisce che portare, oltre ad essere una pratica antica tutt'ora presente in molte parti del mondo, è una modalità rispettosa e adatta nella relazione tra genitori e bambini proprio nella realtà occidentale e risponde in modo sicuro alle molteplici domande pratiche di chi porta. Infine offre una valutazione oggettiva dei supporti ausiliari reperibili e delle tecniche più semplici per iniziare e continuare a portare.








Esther Weber, svizzera tedesca, è madre di due bambine. Vive in Italia dal 1995. Si dedica dal 2001, in occasione della gravidanza e nascita della prima figlia, teoricamente e praticamente al tema del "portare i piccoli". Ha progettato e realizzato interamente il sito indipendente di informazione www.portareipiccoli.it . È socia fondatrice e presidente dell'associazione "Portare i piccoli", che promuove in Italia la cultura del portare attraverso l'informazione accurata ed indipendente ed una formazione di qualità. Tiene incontri informativi e corsi per genitori. È consulente per la formazione al portare ad operatori della prima infanzia.




 " Mamma,
Tu sei fortezza,
Tu sei sicurezza, Tu sei...tutto per me.
Non sei tempo che passa, non sei vento che soffia.
Tu sei il mio sostegno,
mi coccoli,
mi stringi forte, forte
e non mi lasci più. Sei rosa che sboccia
nel giardino incantato del mio cuore.
Tu sei soltanto una cosa: la mia mamma."

***
'Dedicata alla Mamma'
Poesia di Gianmarco, 8 anni.