venerdì 25 gennaio 2013

Strani Autori.. Noti e non (anzi, Nin)


Le recensioni del venerdì....





L’angelo Esmeralda, Don DeLillo: il ritorno del caro Don (lo chiamo per nome perché è amico mio, ovviamente) non posso non recensirlo. Che sia uno dei più importanti, e a ragione, autori statunitensi di oggi, si sa. Che è appena stato pubblicato un nuovo titolo in Italia a suo nome, a qualcuno magari è sfuggito. L’angelo Esmeralda è una raccolta di racconti, racconti selezionati dallo stesso scrittore, nell’arco di ben 30 anni di ridente carriera letteraria.






Ed ora: Anaïs Nin. Chi mi fece arrivare a conoscere questa brava donna fu Henry Miller, che fu legato sentimentalmente alla Nin per anni e anni, in una relazione che a molti potrebbe sembrare strana, per il semplice fatto che non era affatto monogama, e ne erano perfettamente consapevoli entrambi (per dirne una, lei gli inviava denaro da poter spendere con le prostitute di suo gradimento). A parte queste curiosità sulla vita privata, la Nin fu una scrittrice, soprattutto di letteratura erotica, e questa parola, nel suo caso, ha un senso.







Per sempre carnivori, Cosimo Argentina: stavolta invece il nome che firma il libro penso non risulti già sentito a tutti. Cosimo Argentina è di Taranto, classe 1963. Per sempre carnivori non è il suo primo romanzo (vedi Cuore di cuoio, del 2004), è ambientato giù al Sud, e vede protagonista un professore precario che ha l’hobby della bottiglia e di non tenere a freno gli ormoni quando dovrebbe.

Il buon vecchio Georges Perec & la lettera 'e'



Romanzi, giochi stilistici, notturni sproloqui di un creativo pronto a confrontarsi con una sfida, pizzico salato contro la crisi di novità o malsano gioco…ed ecco che, dopo quasi due intere righe nelle quali ci siamo sforzati di “far senza”, la lettera 'e' ritorna ad affermare il suo diritto d’esistenza. Perché la sua intera rimozione all’interno di un testo non breve resta un’opera titanica, alla quale sottoporsi non é per niente facile. Accentata o pura, tale lettera, con il suo innegabile portato di enumerazione, è la base stessa delle descrizioni, ambientali e non. Legame fondamentale, ben più forte della sottile virgola, ma anche indispensabile vocale dalla fonetica apertura che quasi forza la pronuncia in un sorriso obbligato.Eppure la storia della sua rimozione esiste, eccome, e coincide con  
“La disparition”
lipogramma dello scrittore francese Georges Perec.


Un racconto che ha il ritmo serrato dell’avventura, e che mescola elementi fantastici ad un clima da poliziesco di violenza estrema senza alcuno spiraglio per la salvezza. Universo quasi surrealista di sfingi e indovinelli nel quale i personaggi che si distruggono a vicenda e progressivamente, rievocando la stessa storia dell’autore, colpito dalla morte di eux entrambi i genitori, il padre ucciso in guerra nel 1940, e la madre deportata ad Auschwitz agli inizi del 1943. Radici che affondano la storia nel dolore della guerra e sostanziano alcune ragioni espresse dallo stesso Perac in un’intervista del giugno del 1969, conservata sul sito degli archivi nazionali ina.fr, una perla da rivedere per apprezzarne il solo apparente nonsense che prende forma già nella definizione della grande assente:

" un cerchio, non completamente chiuso che termina con un trattino dritto "

'Scomodo' De Sade


 ..Ci sono romanzi dei quali è difficile parlare, per il soggetto, per la reputazione dell’autore, per l’aura che li avvolge e persino per la storia che caratterizza i loro manoscritti. E’ il caso delle “Centoventi giornate di Sodoma”, la prima e anche la più estrema opera di de Sade scritta nel 1785 in soli trentasette giorni, all’interno della prigione della Bastiglia e dissimulata fino al luglio del 1789. Vergato a calligrafia minuscola sulle due facce di un rotolo di carta fine lungo 12,10 e composto da foglietti di 12 centimetri di larghezza incollati uno all’altro, il testo così occultato resterà una delle spine del fianco del suo autore, che piangerà “con lacrime di sangue” la convinzione che sia stato bruciato durante la Rivoluzione.
Ma de Sade non sa che è stato recuperato dal cittadino Arnoux de Saint-Maximin, che l’ha rivenduto alla famiglia del Marchese de Villeneuve-Trans che lo conserverà per tre generazioni per poi cederlo nel 1900 a Iwan Bloch, dermatologo, psichiatra e inventore della sessuologia che si preoccuperà di farlo pubblicare in edizione tedesca, infarcita di errori, uscita solo qualche anno dopo sotto pseudonimo.



Passato di mano in mano arriva per interessamento della famiglia di mecenati del visconte Charles de Noailles e di Marie-Laure Bischoffsheim, imparentata alla lontana con de Sade (già sostenitrice del film L’Age d’or, di Luis Buñuel e Salvador Dali) a Maurice Heine, ex-giornalista, editore e scrittore che lo riedita con cura fissando la versione di riferimento, pubblicata sotto la dicitura “pour bibliophiles souscripteurs” al fine di aggirare la censura. Ma le vicissitudini non finiscono qui, perché la figlia della coppia Nathalie eredita il manoscritto e lo affida nel 1982 all’amico editore Jean Grouet, che lo vende per 300 000 franchi all’imprenditore svizzero appassionato di curiosa, Gérard Nordmann. Scoperto il furto inizia un lungo braccio di ferro transfrontaliero che ha visto l’entrata in campo dell’italiano Carlo Perrone, figlio di Nathalie de Noailles, desideroso di recuperare il prezioso bene. Anche Gérard Lhéritier, collezionista e creatore del Musée des lettres et manuscrits, di Parigi si era mostrato interessato, ma le cose potrebbero prendere un nuovo tornante e riportare l’opera in Francia.
Il suo contenuto (adattato al cinema da Pasolini) sarebbe talmente insostenibile da figurare a buon titolo nel saggio “La Littérature et le Mal” di Georges Bataille, da spingere la Corea del Sud a decretare un divieto per “oscenità estrema” e ad ordinare la conseguente distruzione di tutti gli esemplari presenti sul territorio. Quel che resta é soprattutto un gioiello letterario al centro di una complessa contesa, come testimonia l’estratto dell’articolo di Le Monde:
".. Nessun dubbio che (de Sade) avrebbe apprezzato la sordida battaglia che si accanisce oggi intorno al manoscritto delle Centoventi giornate di Sodoma. Una storia di furto, di passioni e di denaro naturalmente. Una lotta che non sarebbe dispiaciuta al Divin Marchese e potrebbe arrivare ad un lieto fine. Due famiglie di collezionisti e la Bibliothèque nationale de France (BNF) tentano di trovare un terreno d’intesa per metter fine a venticinque anni di conflitto, in Francia e in Svizzera, per far entrare il documento nelle collezioni nazionali. Una trattativa dal considerabile budget, di più milioni di euro, e ad alto rischio, visti gli altri predatori in attesa, ma che secondo Parigi sarebbe “ben avviata”. "