martedì 16 luglio 2013

Recensioni... Di pettegolezzi, bellezze e dolcezze.. ♥



LE MIE AMICHE DICONO CHE...Gli indirizzi segreti delle milanesi

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Un prezioso divano liberty da sistemare, un'asola senza bottone proprio su quell'introvabile tailleur haute couture... ed è subito panico. Chi chiamare? Da chi andare? Di chi mi posso fidare ciecamente? Non c'è pubblicità o annuncio che ci possa convincere o rassicurare: quando teniamo davvero a qualcosa ci affidiamo sempre e solo al consiglio di chi ha provato, meglio se è un amico, ancor più se è fidato. Allora, perché non riunire tutti gli indirizzi utili ma ignoti ai più? No, non si tratta di un inventario di negozi che tutti ormai conoscono, piuttosto è una minuziosa raccolta di piccole realtà che risolvono quotidiane seccature. Indirizzi nascosti e quasi segreti che sfuggono anche a internet ma che ci sussurriamo a vicenda perché rari. Il signore che riassesta elettrodomestici armeggiando il martello alla stregua di una bacchetta magica; la sarta che come Re Mida recupera un prezioso abito, maldestramente deturpato, grazie al suo tocco d'oro. Insomma, persone di cui fidarsi perché testate personalmente e che non esiteremmo un attimo a consigliare al nostro miglior amico. Scovarle e condividerle diventa un modo per riscoprire il piacere del locale, nell'epoca in cui spopola il globale. Un libro utile da portare sempre con sé e, in più, un gesto che fa del bene. Tutti i narratori e i redattori speciali di questa guida hanno contribuito alla sua realizzazione e alla raccolta dei fondi che saranno devoluti alla fondazione umanitaria di Dominique Lapierre.



STORIA DELLA BELLEZZA
STORIA DELLA BRUTTEZZA
A cura di Umberto Eco


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La Bellezza non è mai stata, nel corso dei secoli, un valore assoluto e atemporale: sia la Bellezza fisica, che la Bellezza divina hanno assunto forme diverse: è stata armonica o dionisiaca, si è associata alla mostruosità nel Medioevo e all'armonia delle sfere celesti nel Rinascimento; ha assunto le forme del "non so che" nel periodo romantico per poi farsi artificio, scherzo, citazione in tutto il Novecento. Partendo da questo presupposto, Umberto Eco ha curato un percorso che non è una semplice storia dell'arte, né una storia dell'estetica, ma si avvale della storia dell'arte e della storia dell'estetica per ripercorrere la storia di un'intera cultura dal punto di vista iconografico e letterario-filosofico...

Storia della Bruttezza...Questo libro fa seguito al precedente "Storia della bellezza". Apparentemente bellezza e bruttezza sono concetti che si implicano l'uno con l'altro, e di solito s'intende la bruttezza come l'opposto della bellezza tanto che basterebbe definire la prima per sapere cosa sia l'altra. Ma le varie manifestazioni del brutto attraverso i secoli sono più ricche e imprevedibili di quanto comunemente si pensi. Ed ecco che sia i brani antologici che le straordinarie illustrazioni di questo libro ci fanno percorrere un itinerario sorprendente tra incubi, terrori e amori di quasi tremila anni, dove gli atti di ripulsa vanno di pari passo con toccanti moti di compassione, e al rifiuto della deformità si accompagnano estasi decadenti per le più seducenti violazioni di ogni canone classico. Tra demoni, folli, orribili nemici e presenze perturbanti, tra abissi rivoltanti e difformità che sfiorano il sublime, freaks e morti viventi, si scopre una vena iconografica vastissima e spesso insospettata. Così che, incontrando via via su queste pagine brutto di natura, brutto spirituale, asimmetria, disarmonia, sfiguramento, in un succedersi di meschino, debole, vile, banale, casuale, arbitrario, rozzo, ripugnante, goffo, orrendo, insulso, nauseante, criminoso, spettrale, satanico, repellente, sgradevole, grottesco, abominevole, odioso, indecente, immondo, spaventoso, abbietto, spiacevole e indecente, il primo editore straniero che ha visto quest'opere ha esclamato: "Come è bella la bruttezza".



(*I Macarons: simbolo della Maison Ladurée. La pasticceria cui si attrubuisce l’invenzione dei macaron parigini (due gusci di pasta di mandorle che uniti per la prima volta nel 1930 ). Ideati da Pierre Desfontaines, cugino dei Ladurée ...)

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 La pasticceria Ladurée è un’istituzione nel campo della pasticceria internazionale, ma rinomata a Parigi anche per la sua cucina, sofi sticata quanto i dolci che l’hanno resa famosa. Piccoli canapè da aperitivo o da thè delle cinque, antipasti lussuosi e piatti per un intero menù: splendidi da vedere e stupefacenti nel gusto. Sette capitoli, dal brunch alla cena di gala, per ricette semplicissime ma presentate come un’opera d’arte o piatti a base di delicatessen con cui stupire i propri ospiti. Profondamente francesi e con un tocco di nouvelle cusine, le ricette salate di Ladurée saranno la chiave per il ricevere domestico très-chic.

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 Questo libro è un vero gioiello, racchiuso come un pasticcino in una preziosa scatola regalo dai colori pastello che richiama quella dei famosissimi macaron. Un libro in formato pocket che narra la storia della rinomata pasticceria parigina fondata nel 1862 e ci svela le ricette che meglio la rappresentano, trascritte per il pubblico dal mastro pasticciere Philippe Andrieu – le stesse che si possono ammirare nelle vetrine di rue Royale. Prima fra tutte quella dei celebri macaroon emblema di Ladurée, ma anche le religieues, i Sant Honoré e altre piccole e grandi dolcezze. Rosa cipria, verde pastello e violetto sono l’emblema della Maison, dove colori e forme vengono ricercati tanto quanto il sapore e il profumo di ogni creazione – sprigionati come per magia dalle bellissime immagini di questo volume. Dolci irripetibili dalla forte personalità che portano il segno del savoir vivre francese di Ladurée, da replicare oggi anche a casa propria, per un piccolo viaggio alla scoperta dei piaceri gourmande.

Metafisica & Biscotti ...



“Interno metafisico con biscotti”
 di Sebastiano Vilella 
De Chirico a fumetti, la graphic novel dal sapore metafisico di Sebastiano Vilella

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 C’è una storia fatta di dipinti, di strane suggestioni spettrali vissute alla luce di un sole strano, che logora, svelando una realtà assurda, fatta di visioni straniate, di lunghe ombre e di architetture imponenti, e statiche, come scenari teatrali di un mondo nel quale la vita agonizza pacificamente infiacchita, conservando nel suo lento declinare una stilla d’orgoglio perduto.Questa vicenda, dai contorni costantemente trasfigurati, è quella che narra il fumetto, un vero e proprio romanzo grafico intitolato “Interno metafisico con biscotti”, di Sebastiano Vilella. Racconto degli anni 1910-18, cronaca in immagini le cui tavole sono esposte, fino al 29 settembre 2013, presso il Castello Aragonese di Otranto, in coincidenza con la mostra “Giorgio de Chirico. Mistero e poesia”.Ed è così che vicini e allo stesso tempo così lontani, i quadri richiamano il contesto che li produsse, una Parigi foriera di innumerevoli tensioni artistiche, città aperta e vitale, e allo stesso tempo le vignette fanno eco alle tele, riproducendo anch’esse, in un sottile gioco di continui rimandi, sogni ed incubi vissuti nei sottotetti di una capitale intrisa di creatività e brulicante di vita. Come Migliani, Sutine, Picasso e gli altri, ma un passo indietro, lontano dalla folla e dalle correnti, anche il giovane de Chirico si inebria delle atmosfere austere della città (siamo passati a Ferrara) trasferendole sulla tela.Ma queste speculazioni, che assomigliano spesso a deliri stimolati dalle fragili condizioni di salute dell’artista, contengono inquietanti premonizioni e portano ad una scia di morti e scomparse, che sembra misteriosamente iscritta proprio nei quadri. Ma cosa c’entra de Chirico, e da dove proviene questa sua capacità di vedere oltre che potrebbe renderlo particolarmente inviso e addirittura pericoloso? Tra Ferrara, Firenze e Parigi, alle soglie della Prima guerra mondiale, il giovane De Chirico vive i suoi anni di formazione con la madre e l’amato fratello Andrea, in arte Alberto Savinio, frequenta il poeta Apollinaire e il suo circolo, conosce i primi successi e le prime delusioni. Ma lo perseguita come un’ombra un ambiguo pseudo-detective, che vede nei suoi quadri i segni premonitori di delitti e fatti di sangue che poi puntualmente si verificano… 

“Ho voluto rendere un rispettoso omaggio – dice Vilella – alla figura e all’arte di De Chirico, con un racconto immaginario che vuole trasmettere il senso di mistero, di enigma assoluto che permea tutta la sua opera”. Un visionario romanzo a fumetti, una “vita d’artista” che si conclude con le parole dello stesso De Chirico: “Ci sono più misteri nell’ombra di un uomo che in tutte le religioni passate, presenti e future”.

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Recensioni 'Oscene' ..!!??


A San Francisco nel 1961 un uomo salì sul palco del Jazz Workshop e venne arrestato per oscenità. S’era macchiato di atti vergognosi, s’era calato le braghe o aveva fatto gesti impropri? No, aveva detto una parola. 
Una parola di dieci lettere, che secondo il poliziotto che l’arrestò era illegale dire in luogo pubblico. Ciò che indicava si poteva farlo nella propria camera da letto, ma dirlo, no, dirlo non si poteva proprio. Quell’uomo era Lenny Bruce, uno dei più grandi comedian che gli Stati Uniti abbiano visto. Un autore satirico di monologhi sulle ipocrisie di cui c’ammantiamo continuamente. Usare parole proibite in pubblico era un modo per smascherarlo, quel pubblico. Per dire: guardate che vi dite sconvolti per cose che c’appartengono umanamente e che umanamente facciamo. 
“L’oscenità è una manifestazione umana”. 
Pensateci un attimo e ditemi se i tabù che vi controllano non sono ridicoli.
Andiamo con 5 libri 'censurati per', 'tacciati di' o 'interessati all’oscenità'.



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Oscenità taciute
Qualche anno prima che Lenny Bruce venisse accompagnato a scendere dal palco, una casalinga americana scrisse Peyton Place. Apriti cielo: per lo humour e l’assenza di reticenza con cui mise nero su bianco gli intrecci amorosi e non solo delle famiglie per bene e felici che i suoi concittadini si sforzavano di impersonare alla perfezione. Ma questo fece di Peyton Place il primo best seller mondiale. Lo rimase per più di un anno e ad oggi è uno dei libri ad aver venduto di più in assoluto.

James Jones non parlò con franchezza della comune vita cittadina, ma della comune vita militare. Soldato tra soldati, Jones sapeva che non parlavano elegantemente e che dovevano sfogare tra loro certi istinti. Lo raccontò nel manoscritto di Da qui all’eternità, l’editore fece piazza pulita di tutto ciò, il libro da noi venne messo all’indice, ma oggi per fortuna leggiamo la versione originale, quella che non mente.

“Volgare e osceno” è la definizione che toccò a Tira fuori la lingua di Ma Jian, e non perché narrasse capriole su letti ma perché aveva avuto la sfrontatezza, agli occhi delle autorità cinesi, di dire come stavano veramente le cose in Tibet, come s’era persa la cultura di un tempo e quale disumanità regnasse in certi suoi tratti. L’autore fu cacciato in esilio, le sue opere proibite, e delle copie di questo libro fu ordinata l’immediata distruzione.

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Oscenità liberate
Parolacce. Anche l’uomo più linguisticamente educato di questo mondo impreca, qualunque sia il motivo. O che non ci sia alcun motivo, e neanche se ne sia consapevoli. Oliver Sacks è un neurologo e ha studiato la coprolalia: si dicono parole volgari e oscene incontrollatamente senza rendersene conto. Lo racconta in L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello: una serie dei casi assurdi con cui ha avuto a che fare negli anni: dal signore del titolo, all’impossibilità di mentire agli afasici, il cervello riserva risvolti terribili ma affascinanti.

Infine, infilo qua un autore a cui sono affezionata, che sugli sgabelli da bar pieni di volgarità ci s’annidò, fu accusato anch’egli di oscenità e sporco linguaggio, ma, di nuovo, semplicemente, non fece altro che tratteggiare con onestà certe realtà. E resta uno degli scrittori più pietosi (in senso buono) che abbia mai letto: Bukowski..