martedì 30 luglio 2013

Allora non ci capiamo proprio...

Qualche volta, a pranzo, vado in un ristorante qui vicino:
L’ho fatto anche giovedì scorso. E si è riproposto un episodio già sperimentato: sono stata servita dal cameriere più incomprensibile del triveneto. Una volta gli ho domandato delucidazioni su un antipasto, e in pratica le sto ancora aspettando. L'ultima volta, a fine pranzo, si è avvicinato e ha detto: “‘O surdato ‘nnammurato.
O meglio questo è quello che ho capito. Lui non è napoletano (dovrebbe essere straniero, ma non ne sono ancora sicura) e io non ho compreso. Dovrebbe avermi chiesto se volessi il caffè in realtà, perché dopo il mio annuire sorridente è arrivato con una tazzina in mano.
Oggi parliamo di incomprensioni.
 


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Si tace o si mente
Richard Ford la pensa come me sulla presunta incomunicabilità tra Donne e uomini: “credo che a livello emotivo ciò che vale per l’uomo valga anche per la donna”. Questo significa che se d’incomprensione si deve parlare, se ne deve parlare per certe nostre caratteristiche umane più che di genere. E da dove vengono? Da un vizietto che c’accomuna, quello di metterci al centro e non fare il semplice salto per finire nella testa dell’altro. Tre belle storie per dirlo.

Una delle questioni che gli scrittori si pongono dall’alba dei tempi: la distanza inevitabile tra realtà e parole. In Un pezzo di uomo è su più piani: un’anziana è chiamata da uno scrittore a registrare il racconto della propria vita. Poi lui lo scriverà. Però a sentire lei “tutto ciò che ho detto è stato distorto”. Ma la vecchia Salme, che ha un marito muto che riacquista la parola per un attimo solo per pronunciare una frase che contiene il titolo del libro, qualcosa tace.


Dall’omissione alla menzogna. Un semplice interludio gioca con quella di una donna, che sposa un uomo, poi ne sposa un altro, mente, si ficca in una tragicommedia degli equivoci niente male, decide di confessare al secondo sposo il tutto, e qui Thomas Hardy, che ci sa fare, dà la stoccata da maestro nello stravolgere le convenzioni e far entrare a gamba tesa il destino beffardo nella vita di questa persa signora incastrata.
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Ci fregano le parole
Massimo Maugeri ha notato un paradosso: viviamo in un’epoca in cui i mezzi per esprimersi sono intensificati al massimo, ma riusciamo nel comunicare noi stessi alla fine di tutto? O si tende a creare una specie di sé sdoppiato? Viaggio all’alba del millennio parte anche da questa domanda, e si dà risposte diverse, con racconti diversi, che hanno toni diversi e diversi metodi di comunicazione: dal telefono alla chat erotica, dal dialogo alla lettera scritta a mano.
Infine, un genio che lasciava impronta di sé ovunque si applicasse, e che conosceva la lingua italiana meglio di se stesso: Achille Campanile. Manuale di conversazione, che è una raccolta di racconti, lo dimostra, costruendo storie intere d’incomprensione su singole parole pronunciate in malo modo o usate in contesti errati. E ti sorprenderai accorgendoti di aver assistito non poche volte a storie così.


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