martedì 22 luglio 2014

Formaggi ed equazioni.

Venerdì scorso, non ero al lavoro, mi trovavo in un letto che non era il mio, immobile e imperturbabile agli eventi. Il mio isolamento mentale viene rotto da un dialogo che mi prende. Apro gli occhi e mi ritrovo ad ascoltare i discorsi della mia compagna di 'cameretta' col marito: un uomo e una donna di circa sessantacinque anni. Si parlava di formaggi magri. O quasi.

“Gianni, come te lo devo di’. La robiola c’ha il 32% di grassi!”
“Ma la Luisa ha detto di no. Dice che è magra.”
“No oh Gianni! La ricotta è magra, la robiola no. È che Luisa a ‘ste cose non ce guarda. Io c’ho guardato. La robiola dell’Eurospin, vabè, c’ha il 35% di grassi, quella Osella il 32… quella del Lidl non so, quella non c’ho guardato.”
“Ma..”
“No Gianni! Luisa non ce guarda. La robiola non è come la ricotta che qualsiasi prendi è uguale. Non è magra. Se la robiola è X, la ricotta è Y“.
Silenzio del signor Gianni, riflessivo di fronte all’equazione. Poi, fuoriesce la sentenza finale: “Sarà cuscì”.


E dopo il “sarà così” conclusivo di Gianni, ripercorriamo questo denso dialogo ospedaliero con qualche recensione.. 




Trentadue
Partiamo dai latticini, scatenanti la foga della canuta signora. In Lombardia la pànera è la crema di latte, la panna, diciamo. E Foscolo, sulla base di questo, chiamò Milano PaneròpoliHans Tuzzi lo sapeva, come sa tante altre cose con la sua ricca cultura, e c’ha ambientato un romanzo, dove vivono in tanti e succedono cose, si è sereni dopo una cattiva azione, ovunque trionfano impazienza e Vanagloria, e ci si diverte, in mezzo a tutto questo, ebbene sì, finisce che ci si divertono un po’ tutti, tu, Hans Tuzzi e quegli individui fittizi che sono i personaggi.
Seconda tappa del dialogo, quel trentadue difeso con le unghie e coi denti dalla professionista di percentuali (senonché, 10 minuti dopo la chiusura di Gianni, l’ho vista controllare allo smartphone e sentita dire: “Ah no, c’ha il 26%”). Trentadue sono gli anni in cui lascia il mondo il povero D.D., proclamatosi per anni egregio scrittore, ma l’amico filologo che ci trascina nella ricostruzione della sua vera vita scopre che quello che sta ricostruendo sono Vita e morte di un giovane impostore.


Gianni

Chiudiamo col signor Gianni. Gianni come Gianni Tetti, uno scrittore italiano che ha alle spalle una raccolta di racconti, e da poco è tornato con un romanzo chiamato Mette pioggia. C’è uno scirocco che soffia incessante, e “qualcuno da qualche parte ha detto che quando c’è quello scirocco vuol dire che c’è il diavolo in giro”. In effetti succedono strane cose in Sardegna. Senza dimenticare il fatto che sembra essere l’ultima settimana a disposizione per l’umanità.



martedì 8 luglio 2014

Recensioni di Luglio ** :-)


Pronto?
-È una voce di donna, di mezza età, umana.-
Continua: “Parlo con la signora Bordignon?”
Ci penso: “Sì, (mi pare) sono io”.
Da questo momento la voce cambia. Da donna di mezza età umana, anche con un tono personale, riconoscibile, che se avesse chiamato casa sua, anziché casa mia, le avrebbero risposto: “Ah sì, mamma, ciao, dimmi”, diventa voce metallica, di corpo estraneo.
Chiamo per il sondaggio tal dei tali, i suoi dati saranno trattati tal dei tali, ai fini tal dei tali…”. Una serie di domande sulla mia situazione lavorativa attuale, con quel tono di voce alla Robocop, terribile, che è rimasta monotona durante l’intera conversazione telefonica, che è sembrata tra esseri di due specie diverse: una animata, l’altra inorganica. Ho pensato a quante volte quella donna nelle ultime ore, in un giorno, o in una settimana, o nell’ultimo mese, avesse dovuto ripetere quelle stesse domande al telefono. Una ripetizione tale da darle sembianze vocali robotiche.



Parliamo di ripetizione.

Colazioni e decenni
Tu vivi e ogni giorno che vivi diventa qualcosa di diverso dal giorno precedente, giusto? Bene. Immagina che non sia più così, non a livello giornaliero ma decennale. Immagina che ogni decennio che vivi si azzeri e si ripeta da capo. Succede in Splendido visto da qui di Walter Fontana, dove si esiste in una condizione da sedativo, ovvero di non-paura-del-futuro-perché-il-concetto-di-futuro-quasi-non-esiste. E non scordiamo la cura con cui Fontana ha ricreato i dettagli di ogni età.
Dopo la ripetizione di decenni, la ripetizione di azioni. Le abitudini, la routine, quei gesti e modi che sono nostri usualmente. Prova a pensare di applicare sopra alle azioni che ripeti tutti i giorni uno sguardo diverso, filosofico o simile, uno sguardo che ti faccia scorgere aspetti di quelle azioni che non avresti mai pensato di considerare se non avessi adottato quello sguardo filosofico o simile. Per farlo fai Colazione da Socrate con Robert Rowland Smith.


Considera una situazione di scontri, considera che questi scontri si ripetano continuamente nel tempo e che perciò questa situazione sia durevole. Cosa si crea nonostante gli scontri e le frizioni che gli scontri scatenano? Equilibrio. Dove succede? Attorno a te. Quando? Ogni giorno. Che sto dicendo? Che la scrittrice premio Nobel Doris Lessing ha scritto un libro, magari meno noto ma non meno degno di nota dei suoi altri, su tutto questo, e si chiama Shikasta.


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Regole e principi
Se hai una regola da seguire correntemente, correntemente eseguirai ciò che la regola prescrive. Quindi ripeterai ciò che la regola prescrive, ok? Ad esempio: regola di muovere i piedi sul selciato secondo un certo schema. Metti che sia una Voce a dirti le Regole da seguire pedissequamente, fino quasi a esser visto come folle. Metti che in più sei un bambino: sei in una delle storie dell’Età inquieta della Starobinec, ottima scrittrice russa contemporanea.

Per finire, ripetiamo l’intera storia umana. Da quando non c’era mezzo segno di civiltà, e ti avrebbero potuto chiamare Alce, o Agnello, dall’istinto cosiddetto animale. L’ultimo romanzo di Carlo D’Amicis, Quando eravamo prede, ci piazza in un bosco primigenio e ci dà fattezze di bestie, per poi replicare la storia umana, fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui non abbiamo più “una sapienza naturale che ci guidi, ma nello stesso tempo ci ritroviamo spesso sopraffatti da reazioni istintive” e ci muoviamo “tra un luminoso progresso che ci innalza allo stato di semidei e un oscurantismo che ci sprofonda verso meccanismi primordiali”.


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martedì 1 luglio 2014

Cronache dall' orto.


L’altra mattina, alzatami di buon’ora e subito a sistemare un pò il mio mini/mono/micro appartamento, col caldo e la finestra aperta, ho sentito chiare delle voci. Quelle dei vicini che lavoravano l’orto. Marito e moglie. La voce di lui, più presente, è diventata una sorta di TG live. In 5 minuti gli ambiti giornalistici li abbiamo toccati un po’ tutti.
Siamo partiti con la cronaca nera più recente: certi omicidi familiari, con commenti d’incredulità spontanea (“Ma cossa ghe sarà passà per la testa??!!”). Abbiamo proseguito con la politica, e ce n’è stato per tutti. Siamo passati per lo sport, trattando i Mondiali in corso (“Balotelli in primis poi critiche a Buffon e alla moglie per non so quale motivo; infine, riassuntivo: “Sta gente prende massa schei”).
Abbiamo terminato con un po’ di cronaca rosa locale, familiare (disquisendo prima sul ragazzo nuovo della vicina di casa: “Ma di chi è parente?”.. E poi pettegolezzi a tutto spiano su gente che ancora, per fortuna, non conosco..

 Oggi facciamo un TG anche noi.



C’è pure la bianca
Seguiamo la scaletta del vicino, partiamo con la cronaca. Quella nera. Quando Emmanuele Carrère seppe che Jean-Claude Roman aveva ucciso moglie, figli e genitori, e che aveva mentito a tutti negli ultimi 18 anni decise di incontrarlo. Fu una conoscenza che lo turbò e cambiò, lo portò a occuparsi per sette anni della stesura di L’Avversario , che non seppe bene come impostare fino a quando scelse di non mettersi fuori dai fatti: “ho scritto il libro alla prima persona. Penso che questa scelta mi abbia salvato la vita, non esagero”.

La cronaca nera sta anche in Mani buone per impastare,  firmata Slawka G. Scarso. Cronaca nera di fatto o cronaca nera potenziale, perché ciò che intesse i racconti che si succedono è una sensazione di tensione, di tragedia che potrebbe scoppiare, basterebbe giusto un movimento in più del capo, un’altra parola detta dal vicino o convivente. E poi c’è la rubrica dell’Amministratore del Cuore, della rivista Visto e Rivisto, che dispensa consigli, diciamo, pratici.


Luca Rastello s’è occupato di cronaca, anche giudiziaria, in passato con inchieste e reportage. Da poco ha pubblicato un romanzo, che si chiama I buoni, e tratta brutalmente certe ombre del sociale. Certe ombre di certo sociale, quello che ha trame taciute ma chiare col potere sporco, e ha un’etica interna di soprusi e ricatti. I buoni del romanzo sono quelli della comunità In punta di piedi, nella quale Rastello opera uno scoperchiamento progressivo fino a un ribaltamento radicale.

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Sport e cultura
Ora, sport. E attualità. Perché Futebol ci racconta in particolare il calcio brasiliano. Ma non è un resoconto delle imprese del Brasile o un ritratto collettivo dei calciatori più forti, no, è il racconto di aspetti del calcio che mai si vedono. Perlomeno da qua. Alex Bellos, che nella vita ha studiato matematica e di matematica ha scritto con successo, ha scritto anche questo libro calcistico, che gli è valso vari premi, tra cui il British Book Awards, come libro sportivo dell’anno. È un’alternanza di tinte fosche e divertimento, e di personaggi disparati.

Infine, inserto culturale. Musicale, precisamente. Ho scelto questo campo perché sta per arrivare la bella biografia di Coltrane, Al posto della libertà, scritta da Vittorio Giacopini. È una biografia ma non solo, perché attraverso la figura di Coltrane si sviluppa un libro che è più in generale su chi ha sete di sperimentare continuamente, e usa l’arte che pratica come il mezzo principale per sviluppare in senso migliore la propria persona.


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